Fonti rinnovabili: Italia male nell’Ue

giovedì 27 maggio 2021


Non ci siamo. Sul fronte delle energie rinnovabili l’Italia ha ancora tanta strada da macinare rispetto alla marcia dell’Europa: nel 2020 la potenza installata nel nostro Paese è diminuita del 35 per cento. Invece, a livello globale, il mercato delle rinnovabili è in grandissima espansione mentre il continente europeo, l’anno scorso, ha superato quota 650 gw di potenza complessivamente installata. Questi i risultati riportati dal Renewable Energy Report 2021, che è stato redatto dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

Giunto alla settima edizione, il rapporto ha osservato: “La nuova potenza da rinnovabili installata nel nostro Paese nel 2020 è stata di 784 mw, il 35,4 per cento in meno (427 mw) rispetto al 2019, a causa soprattutto del calo dei nuovi impianti eolici, precipitati del 79 per cento dai 413 mw del 2019 agli appena 85 mw del 2020. Come sempre, lo scorso anno è stato il fotovoltaico a guidare la classifica delle installazioni con 625 mw, mentre l’idroelettrico si è fermato a 66 mw e le biomasse a 8 mw”.

Il fotovoltaico e l’eolico, in Europa, sono andati oltre la soglia – rispettivamente – dei 160 e 200 gw in poco più di dieci anni, all’interno di un iter verso la decarbonizzazione al 2050 che sta catturando l’attenzione del mondo industriale e finanziario. Ma da noi non è così, come indicato da Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy: “Il calo del mercato nel nostro Paese è stato più forte che altrove, dimostrando le fragilità del sistema”. L’accento, in concreto, è stato posto “sulla forte crescita, nonostante tutto, delle tecnologie associate alle rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico: la presenza di investimenti importanti e l’identificazione della traiettoria della decarbonizzazione ha permesso lo sviluppo di soluzioni più competitive sotto il profilo dei costi, in grado di abilitare mercati solo di rinnovabili”.

Il Politecnico ha chiarito che il costo dell’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici è condizionato in primis da quello delle tecnologie abilitanti, ossia moduli fotovoltaici e materiali che li compongono. Allo stesso tempo, l’importante evoluzione tecnologia sta consentendo di raggiungere livelli competitivi a quelli delle fonti fossili.

Esistono però ostacoli, legati al quadro normativo e regolatorio: rallentano lo sviluppo del mercato e hanno un impatto di costo non trascurabile. Più nel dettaglio, i classici tempi burocratici e le autorizzazioni che si dilungano portano a una decisione. Ovvero avere meno impianti concorrenti nelle aste. Il risultato finale è inevitabile: difficoltà di pianificazione, valutazione e monitoraggio.

Va ricordato che negli ultimi dodici mesi sono state introdotte modifiche, come la semplificazione dell’iter per ammodernare impianti esistenti oppure la possibilità di accesso ai meccanismi di incentivazione del Decreto Fer 1 per gli impianti che non hanno accettato lo Spalma-incentivi volontario. Ma, al netto di tutto, come indicato dall’analisi del Politecnico, stando alle opinioni degli operatori del settore, la strada ancora non è al momento abbastanza coraggiosa. In soldoni, per rilanciare il mercato delle rinnovabili servirebbero interventi più mirati.


di Redazione