Falò del risparmio: chiusura dei conti correnti

mercoledì 12 maggio 2021


In tanti si chiedono se governo e banche riusciranno a bruciare entro il 2021 gran parte del risparmio degli italiani. Soprattutto evitando che questi ultimi occultino somme in contanti, o individuino beni di rifugio poco o nulla tassati. Come anticipato in precedenti articoli, un primo colpo verrà assestato dal primo luglio 2021, e con il limite al prelievo contante a mille euro. Ogni spesa mensile eccedentaria dovrà vedere l’uso di moneta elettronica. Ma per colpire i 4.545 miliardi di depositi bancari (come da calcolo Fabi, Federazione autonoma bancari italiani) oltre ad un prevedibile prelievo retroattivo ferragostano, le banche stanno introducendo i nuovi costi: ovvero un canone mensile di tenuta conto superiore ai quattro euro e, soprattutto, una sorta di tassa intorno al 4 per cento annuo sulle somme depositate sui conti (serve per pagare alla Bce il costo dei depositi).

Verrebbero così colpiti i conti correnti bancari su cui giacciono somme superiori ai cento mila euro ed inferiori al milione di euro. Avverrebbe così la tanto auspicata (dai poteri bancari Ue) falcidie del risparmiatore medio benestante: di coloro che godono di depositi sotto il milione di euro ma superiori ai centomila. Per chi possiede più di un milione di euro, ovvero i grandi risparmiatori, la banca prevedrà spese minime e massima sicurezza nei cosiddetti “conti di deposito”, che vengono garantiti ai grandi clienti, a differenza degli altri a cui la banca concede la sola apertura del conto corrente. Quest’ultima tipologia contrattuale prevedrà costi altissimi, mentre per i “conti di deposito” sarà garantita una remunerazione del capitale fino all’1,3 per cento lordo annuo. Esatto opposto per chi possiede valori immobiliari catastalmente superiori al milione di euro, prevedibilmente verrà punito con una super patrimoniale aggiuntiva di Imu, Tasi ed imposta sui redditi.

E gli italiani con risparmi bancari inferiori a centomila euro potranno dormire sonni tranquilli? Il compito di colpire il piccolo risparmio è stato affidato dalla Bce solo alle banche. Fineco è stata la prima a chiudere i conti correnti ai risparmiatori che non investono in prodotti (titoli, derivati, obbligazioni) ed ora potrebbero operare in tal senso anche Unicredit ed a ruota gli altri istituti. A metà aprile Fineco ha inviato una lettera ai propri clienti, comunicando la “proposta di modifica unilaterale del contratto”. Ovvero, a partire dal prossimo 18 maggio, la banca avrà il diritto di rescindere il rapporto di conto corrente con la clientela che usa la banca come un salvadanaio. Sono tre i motivi che addurranno le banche per chiudere i conti correnti sotto i cento mila euro: giacenza media di liquidità per un controvalore non superiore a centomila euro, assenza di qualsiasi forma d finanziamento (mai chiesto prestiti) e, per finire, il cliente non ha mai fatto investimenti in prodotti di risparmio gestito o speculativo.

L’Amministratore delegato di Fineco, Alessandro Foti, ha spiegato che in altri Paesi europei le banche possono applicare interessi negativi sulle giacenze di conto corrente, mentre in Italia s’incontrano difficolta e, soprattutto, tanta pubblicistica anti-bancaria. E Foti giustifica questa misura perché ci sarebbero clienti che sfruttano i conti a tasso zero per fare arbitraggi sui titoli di Stato, guadagnando a spese della banca: finanziando poi l’acquisto di “titoli pronto termine” a tassi negativi, quindi guadagnando nuovamente nel depositare la liquidità sul conto a tasso zero. Dei 4.545 miliardi di euro depositati nelle banche italiane, ben 1.745 miliardi sarebbero arenati sui conti correnti italiani (200 miliardi di euro in più rispetto a febbraio 2020): sono un costo per le banche ed un freno agli investimenti.

Ma questa nuova ventata di botte al risparmiatore è dovuta principalmente ai tassi negativi imposti dalla Bce, che rendono costosa la liquidità depositata nelle banche a mo’ di salvadanaio. Si tratta di risparmi immobilizzati e non travasati nell’economia reale, ovvero risparmi che il cittadino non metterebbe a rischio d’impresa. Per la banca i conti correnti diventano così un costo. E siccome la Bce ha imposto i tassi negativi (Euribor negativo) le banche hanno iniziato a chiudere i conti di chi non usa i depositi per fare investimenti o, spesso, non si fa consigliare dall’istituto verso forme pensionistiche e speculative. Secondo i professionisti dell’intermediazione mobiliare, i clienti con liquidità superiore al milione di euro sarebbero relativamente pochi. Ecco che le nuove iniziative mirerebbero a colpire soprattutto quella clientela con depositi sotto il milione di euro e sopra i centomila. Per chi è sotto i centomila scatterà la chiusura del conto. Così è giunto il momento che l’italiano con depositi medio-alti si desti, e per cercare come evitare eventuali erosioni o falò del risparmio. Le difficoltà saranno parecchie, aumenteranno nei prossimi mesi. Soprattutto sono allo studio manovre per rendere difficoltoso l’accantonamento privato di contante. Il risparmio, per dirla come un vertice dello Stato, “è un valore sociale collettivo”, i soldi della formica alimenteranno tante cicale.


di Ruggiero Capone