Confcommercio: attività chiuse, Tari record

giovedì 1 aprile 2021


“La pandemia ha colpito duramente le imprese, in modo particolare quelle del commercio e della ristorazione, che hanno dovuto fare i conti con restrizioni e chiusure vedendo azzerati i loro fatturati. In questo tipo di scenario, si assiste ad una situazione veramente paradossale: nonostante il blocco delle attività economiche, il costo totale della relativa tassa, la Tari, non solo non è diminuito come sarebbe lecito aspettarsi. Ma anzi: secondo il Rapporto Rifiuti 2020 di Confcommercio realizzato attraverso lo studio dell’Osservatorio Tasse Locali, ha raggiunto un livello record di 9,73 miliardi crescendo dell’80 per cento negli ultimi dieci anni”. Così Confcommercio in una nota.

“Secondo l’Arera, l’autorità di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani, nel corso del 2020 sarebbe dovuta diventare operativa l’adozione del nuovo Metodo tariffario rifiuti (Mtr) con l’obiettivo di evitare voci di costo improprie inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate dalle utenze e la reale produzione dei rifiuti nel rispetto del principio europeo chi inquina paga”. Il punto cardine di questo principio – è riportato nel comunicato – è che i costi della gestione dei rifiuti, compresi quelli per la necessaria infrastruttura e il relativo funzionamento, sono sostenuti dal produttore iniziale o dai detentori del momento o dai detentori precedenti dei rifiuti”.

“Ma nei dati dell’Osservatorio si vede come su 110 capoluoghi di provincia e Città Metropolitane, quasi l’80 per cento dei Comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo e nel 21 per cento dei Comuni che, invece, lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58 per cento) il costo della Tari risulta, paradossalmente, in aumento mediamente del 3,8 per cento”.

Pierpaolo Masciocchi, responsabile Ambiente e Utilities di Confcommercio, ha detto: “Sarebbe necessaria una riscrittura complessiva della tassa, che deve essere direttamente commisurata alla quantità e alla qualità dei rifiuti prodotti. E non tenere in considerazione solo la superficie dell’attività in questione”.

“Occorre risolvere – ha terminato – il problema della mancanza cronica di una dotazione impiantistica, che fa lievitare i costi dei piani finanziari dei Comuni e, quindi, delle tariffe per le utenze. La carenza di impianti costringe, infatti, ad inviare una parte considerevole di rifiuti nelle discariche o ad esportarli all’estero per il trattamento e l’incenerimento”.


di Antonio Giuseppe Di Natale