Confindustria: “L’Irap ha fatto il suo tempo”

venerdì 12 febbraio 2021


“L’intero sistema fiscale ha bisogno di una riforma, non solo l’Irpef. Serve coraggio, metodo e l’impiego di maggiori risorse. Oggi in audizione alla Camera, davanti alle Commissioni riunite delle finanze, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario, abbiamo evidenziato la necessità di un progetto di riforma fiscale a tutto tondo”. Così una nota di Confindustria, presente con il vicepresidente per il Credito, la Finanza e il Fisco, Emanuele Orsini, che ha richiamato “da un lato la necessità di evitare nuove imposte/oneri sulle imprese in questa congiuntura drammatica in cui molte aziende lottano per la sopravvivenza”. E, dall’altro, “quella di salvaguardare le misure fiscali che incentivano produttività”.

Diversi i temi discussi in audizione. “È l’intero sistema fiscale – e non solo l’Irpef – che ha bisogno di una riforma. Le riforme – si legge nel comunicato – non si fanno con la decretazione d’urgenza; le risorse (e come reperirle), oggi ammontano, in media, a soli 2 miliardi l’anno nel 2022 e 2023”. E poi: “L’Irpef – l’imposta principale del nostro ordinamento – sembra uscita dal bisturi del dottor Frankenstein: parti estranee e incoerenti, tenute l’una all’altra solo dal filo ideale di tassare il reddito personale. Troppe le eccezioni all’Irpef. I regimi sostitutivi vanno valutati uno ad uno. Quelli che intendiamo mantenere vanno almeno coordinati con il regime normale. Restano dentro l’Irpef, prevalentemente, dipendenti e pensionati”.

Tra le altre cose “la progressività va ridisegnata. Con l’Irpef attuale un dipendente che cerca di guadagnare un euro in più finisce col trovarsi in tasca pochi centesimi o, al limite, col peggiorare la propria situazione complessiva, perdendo bonus e detrazioni. Per un lavoratore dipendente – è spiegato – l’aliquota marginale effettiva sopra i 28mila euro è di oltre il 31 per cento (quella legale è del 27 per cento). Tra i 35mila ed i 45mila euro il prelievo effettivo arriva al 61 per cento (a fronte di una aliquota legale del 38 per cento). Questo sistema è un disincentivo al lavoro e alla produttività”.

C’è dell’altro: “Va alleggerita la pressione sui redditi medi, eliminando i disincentivi ad aumentare il reddito, in particolare sopra i 28mila euro, soglia oltre la quale l’attuale modello produce le distorsioni più ampie. La soluzione più agevole, a nostro avviso, è ridisegnare i parametri dell’imposta esistente, mantenendo un sistema ad aliquote e scaglioni, ma riducendo l’ampiezza dei “salti” di aliquota (in particolare tra secondo terzo scaglione) e applicando le detrazioni decrescenti in maniera più lineare rispetto al reddito (a partire da 28mila euro)”.

In ultimo “l’Irap è una imposta che ha fatto il suo tempo. Dopo la cancellazione temporanea dei versamenti del tributo dovuti nel 2020, il legislatore ha un’occasione storica per eliminarla del tutto. Si avrebbero enormi benefici in termini di semplificazione e attrazione di nuovi investimenti”.


di Antonio Giuseppe Di Natale