Il successo della Tap e chi ne ha ostacolato la realizzazione

venerdì 29 gennaio 2021


Vi ricordate c’era una ministra del Sud, la senatrice Barbara Lezzi, oggi solo senatrice. C’era il parlamentare del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, c’era l’intero gruppo pugliese del Movimento 5 Stelle che avevano assicurato la popolazione del Salento che la Trans adriatic pipeline (Tap) non si sarebbe fatta mai e che una volta al Governo avrebbero bloccato l’intervento perché altamente inquinante, perché inutile, perché dannoso per la crescita del Mezzogiorno e del Paese. In questo avevano anche convinto le istituzioni locali, tra cui il sindaco di Melendugno, Marco Potì, a produrre impugnative giudiziarie ancora in corso. Per le cose che dirò dopo, anche questo folle ed assurdo comportamento si aggiunge alla serie di fallimenti ottenuti dal Movimento in questi due anni e mezzo di Governo, li elenco solo nei titoli e penso sia sufficiente per misurarne la assurda dimensione: reddito di cittadinanza con il supporto dei navigator, il nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione, l’asse ferroviario ad alta velocità Brescia-Verona-Padova, l’asse ferroviario ad alta velocità Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi), il centro siderurgico di Taranto.

In tutti questi casi, non siamo forse in grado di dimostrare la rilevanza del danno causato alla intera economia del Paese, alla sua perdita di capacità di crescita mentre, nel caso della Tap, oggi sappiamo quanto sia stata essenziale la scelta di continuare imperterriti nella realizzazione dell’opera; lo sappiamo perché tutta l’Asia in questi giorni è colpita da un’intensissima ondata di freddo che ha spinto in alto la domanda di energia, assieme anche alle economie di tutti i mercati asiatici che sono in ripresa. Risultato nei giorni scorsi il prezzo del gas naturale liquefatto (Gnl) sui mercati asiatici ha toccato il picco dei 90 euro a megawatt/ora. Un record. Così come è stato un record il differenziale tra questo prezzo e il prezzo europeo, risalito sì a sua volta ma fino a 26 euro a mega watt /ora. Per lo stesso prodotto e nello stesso momento come è stato possibile questa differenza? La risposta è una sola: l’Europa è servita da diverse condutture per il gas dall’Est, dal Medio Oriente e dall’Africa. L’Asia, invece, dipende esclusivamente dalle grandi navi gasiere che hanno bassa flessibilità ai picchi di domanda. L’Europa si trova, invece, in uno scenario decisamente più virtuoso in cui l’Italia può giocare una posizione potenzialmente strategica. E ciò grazie ad una rete di condutture che sbarcano nel nostro territorio, l’ultima delle quali è proprio il Tap che porta il gas dall’Azerbaijan sulla costa pugliese. Con questa ultima pipeline abbiamo oggi una capacità di importare gas per 150 miliardi di metri cubi l’anno, a fronte di un consumo interno di circa la metà.

Il Tap ha fatto la differenza, perché in un mercato energetico in transizione dalle fonti fossili a quelle sostenibili, solo le grandi quantità disponibili di gas e un alto tasso di diversificazione delle fonti di provenienza possono garantire una sufficiente stabilità ad un sistema che farà fatica a decarbonizzarsi. Mentre l’asse ferroviario Torino-Lione sarà pronto fra dieci anni, mentre l’asse ferroviario Alta velocità/Alta capacità Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi) sarà pronto fra quattro anni, mentre l’asse ferroviario Alta velocità/Alta capacità Brescia – Verona-Vicenza-Padova sarà pronto far cinque-sei anni, mentre il centro siderurgico di Taranto, grazie ai comportamenti altalenanti e incomprensibili dei ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, si ridurrà ad un modesto impianto, la Trans adriatic pipeline (Tap) è ormai un’opera conclusa, è ormai un’opera funzionale che dimostra, ancora una volta, la miopia del Movimento 5 Stelle, l’assenza di una sua cultura strategica a scala regionale, nazionale ed internazionale. E, soprattutto, mette in evidenza la corsa del Movimento a recuperare sempre il consenso per crescere, per aumentare il proprio peso ed il proprio ruolo nella gestione della cosa pubblica non traguardando mai però una misurabile e leggibile strategia politica.

Se tutto questo fosse rimasto all’interno di una esperienza del Movimento, non avremmo subito danni alcune volte irreversibili per l’intero Paese, invece la loro presenza al Governo e la loro attività nella elaborazione di leggi e di provvedimenti ha praticamente bloccato, più di quanto lo era già prima, la crescita del Paese. Tutto questo, però, penso si avvii alla conclusione: abbiamo avuto modo di verificare che il Movimento 5 Stelle è un tipico schieramento non adatto ad assumere ruoli nella gestione della cosa pubblica e ciò non per la incapacità dei singoli soggetti eletti, ma perché la loro linea politica era e rimane antitetica ad ogni ipotesi di “governabilità”. Non è detto, infatti, che riuscire ad incrementare il consenso inseguendo linee strategiche sbagliate aiuti la democrazia, perché in realtà le maggioranze ottenute accumulando gli scontenti non aumentano la crescita del Paese. Forse è stato un errore per il Movimento vivere subito queste anomale esperienze di Governo, prima con la Lega e poi con il Partito Democratico, infatti ha vissuto queste due esperienze cercando di ottenere provvedimenti davvero discutibili, come la riduzione dei parlamentari, come il reddito di cittadinanza, come la riforma della giustizia, come il blocco delle grandi opere infrastrutturali, anche di quelle con valenza comunitaria. Una corsa ad attuare impegni assunti durante la campagna elettorale che, nei fatti, poi si sono trasformati in un crollo del consenso nei confronti dello stesso Movimento. Lo so non sarà facile – dopo aver assaporato il potere, dopo aver vestito le vesti del comando – tornare nelle fila della opposizione. Ma credo che questa esperienza, anche se come ho detto prima anomala, sia stata utile per evitare in futuro atteggiamenti radicali nei confronti delle infrastrutture strategiche, nei confronti di chi crede di più nella capacità imprenditoriale del Paese. E meno in un gratuito, miope, assistenzialismo.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)