venerdì 11 dicembre 2020
Un nuovo termine sta facendosi spazio tra gli studiosi di economia: capitalismo inclusivo.
Se per capitalismo si intende un sistema economico-sociale caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla separazione tra la classe dei capitalisti-proprietari e quella dei lavoratori, il particolare neologismo parrebbe una contraddizione se non addirittura una rivoluzione nel sistema economico.
Il propulsore è niente di meno che Papa Francesco e gli attuatori i grandi nomi della finanza mondiale, Rockefeller, Rothschild, Ferguson, Lauder e i gruppi più noti quali Mastercard, Bank of America, Ford Foundation, Johnson & Johnson, ecc..
Tutto è nato nel novembre dello scorso anno quando il Santo Padre incontrando in Vaticano i partecipanti al Fortune-Time Global Forum sottolineò la necessità di creare modelli economici più inclusivi ed equi al fine di consentire ad ogni persona di aver parte delle risorse di questo mondo e di poter realizzare le proprie potenzialità.
Venne creato così un Consiglio che recepisse le parole di Papa Francesco per superare un modello di economia di esclusione e per ridurre il divario che separa la maggior parte delle persone dalla ricchezza di cui godono pochi.
In particolare, l’esortazione era tratta dall’enciclica Evangelii Gaudium ove il Santo Padre sottolineava che “l’aumento dei livelli di povertà su scala globale testimonia che la disuguaglianza prevale su un’integrazione armoniosa di persone e nazioni, auspicando misure in grado di rispondere alle sfide più radicali che l’umanità e il pianeta si trovano ad affrontare”.
Pur consapevole che l’attività imprenditoriale “è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti”, Papa Francesco ha voluto convincere che il vero sviluppo non può limitarsi alla sola crescita economica ma deve favorire la promozione di ogni uomo e deve rafforzare un modello che guardi ai più bisognosi.
Il Consiglio, denominato “Inclusive Capital Partners”, il cui presidente è l’indiano Ajay Banga, ex presidente di Mastercard, si compone ora di 27 membri che si definiscono “Guardiani” e lo scorso 8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, hanno annunciato una nuova partnership con il Vaticano affermando che agiscono sotto la guida morale di Papa Francesco “per unire gli imperativi morali e di mercato al fine di riformare il capitalismo in una potente forza per il bene dell’umanità”.
Lynn Forester de Rothschild, fondatore e managing partner del Consiglio, in un comunicato ha affermato che “il capitalismo ha creato un’enorme prosperità globale, ma ha anche lasciato troppe persone indietro, portato al degrado del nostro pianeta e non è ampiamente considerato attendibile dalla società”.
I membri si sono poi impegnati pubblicamente a “far progredire il capitalismo inclusivo” nelle proprie aziende e al di fuori di esse, attraverso sovvenzioni che promuovano varie questioni, tra cui la sostenibilità ambientale e l’uguaglianza di genere. Gli stessi continueranno ad incontrarsi ogni anno con Papa Francesco e il Cardinale Peter Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Sul sito web il Consiglio assicura che “seguirà l’esortazione di Papa Francesco di ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri e per farlo, i membri sono guidati da un approccio che fornisce pari opportunità per tutte le persone… equità tra le generazioni in modo che una generazione non sovraccarichi il pianeta o realizzi benefici a breve termine che comportano costi a lungo termine a scapito delle generazioni future. Correttezza inoltre nei confronti di coloro nella società le cui circostanze impediscono loro di partecipare pienamente all’economia”.
Parole dette da 27 leader rappresentanti di banche, multinazionali, associazioni sul clima, finanza di tutto il mondo che vantano oltre 2,1 trilioni di capitalizzazione e 200 milioni di lavoratori. Con tale rassicurazione, peraltro garantita dal Santo Padre, non dovremmo più preoccuparci per il futuro!
di Ferdinando Fedi