Recovery Italy, le responsabilità della burocrazia

lunedì 7 dicembre 2020


Il mondo di sotto e quello di sopra. Nel primo, come in un girone dantesco, sono confinati i “non” garantiti, ovvero le decine di milioni di lavoratori e le loro famiglie che si industriano in lavoretti precari, a tempo determinato e in nero (quindi, non ristorabili). Nel secondo, astraendosi dalla platea dei pensionati, pur contraddistinta da inaccettabili disparità, si muove una comunità vasta di attivi privilegiati che vive nella quiete iper-garantita del paradiso dei pubblici dipendenti mantenuti dall’erario, con situazioni contrattuali privilegiate che li rendono di fatto inamovibili, non dovendo rendere conto a nessuno dei risultati delle proprie attività di (auto)amministrazione, sostanzialmente improduttive. Eppure, la rivoluzione dello smart-working applicata fino in fondo alla Pubblica amministrazione (vera responsabile dell'attuale sottosviluppo del nostro Paese!) potrebbe provocare una crescita virtuosa del Pil italiano di parecchie decine di miliardi/anno, utilizzando per la modernizzazione della nostra burocrazia non meno del 20 per cento delle risorse complessive del futuro Recovery fund (come, se e quando arriverà!). Per farlo, servono però due rivoluzionarie premesse fondamentali. La prima, in assoluto, consiste nella costruzione di un contenitore digitale di big-data (una sorta di Giara informativa dell'intero sistema-Paese), che corrisponde alla dematerializzazione e archiviazione digitale di tutti gli atti e documenti che riguardano i rapporti intrattenuti a qualsiasi titolo tra singoli cittadini, da un lato, e le Pubbliche amministrazioni dall’altro. Per la seconda, in base a quanto accadrebbe per qualunque catena di valore della produzione di beni materiali (ai quali si identificano in buona sostanza anche gli atti e provvedimenti amministrativi che riguardino soggetti privati, imprese ed enti), occorre stabilire i loro costi e i tempi reali di produzione all’interno di una lista dinamica di beni/servizi immateriali che abbiano un reale valore economico per l’utenza. Tra questi ultimi, si citano a titolo esemplificativo: le certificazioni di status; le autorizzazioni; le licenze; le concessioni. Bene: per ognuno di questi prodotti e beni amministrativi, quanto un cittadino sarebbe disposto a pagare di tasca propria, se ci fosse un libero mercato a sostenere il relativo modello domanda-offerta? Ovviamente, anche in questo caso l’utente-consumatore dovrebbe avere un peso determinante, attraverso l’espressione di una sua customer satisfaction a sostegno dell’aspetto premiale rispetto alla qualità, tempestività e accuratezza dei prodotti amministrativi “consumati”. Quindi, dando per realizzate la Giara e la lista, la vera rivoluzione sta nella costruzione di un mercato per l’ex lavoro pubblico protetto e per la produzione dei beni di sua competenza. Grosso modo, il tutto si può facilmente realizzare attraverso lo smart-working generalizzato inserito in una rete informatica capillare nel territorio, a banda larga e ultraveloce, costituita da milioni di nodi e postazioni di ex impiegati pubblici, rigenerati in liberi professionisti, messi in concorrenza tra di loro per la produzione dei singoli beni della lista. L’organizzazione del nuovo mondo della Pubblica amministrazione si baserà, quindi, sulla programmazione rigorosa per obiettivi/risultati.

Il secondo passo per la costruzione di un mercato della Pubblica amministrazione è di procedere, attraverso la fiscalità nazionale, all’attribuzione (su base annua) a ciascun cittadino di un credito di base per i propri consumi di beni amministrativi della lista, attraverso il quale pagare di tasca propria il bene/servizio richiesto, mettendo così in concorrenza tutti i liberi professionisti della funzione pubblica che operano nel network della nuova Pubblica amministrazione. L’altro aspetto ancora più rivoluzionario consiste nel totale disaccoppiamento tra la politica e il potere di nomina dei vertici dirigenziali degli apparati amministrativi, privilegiando oggettivamente il merito individuale e professionale. Esemplificando il tutto, si può partire dalla questione drammatica dell'attuale malfunzionamento del Sistema sanitario nazionale (Ssn) e delle sue articolazioni di spesa e di organizzazione a livello regionale. La drammatica inefficienza della sanità territoriale e dei suoi costi abnormi risale agli anni Settanta, con la creazione delle Regioni. Da allora in poi, la spesa sanitaria decentrata (come evidenziano le innumerevoli cronache giudiziarie e le inchieste giornalistiche) si è contraddistinta per immensi sprechi e ruberie riferibili alle sue centinaia di centri di costo, per quanto riguarda l’approvvigionamento di beni, prodotti e servizi sanitari. Qualche esempio: macchinari sofisticati, rimasti imballati così com'erano stati forniti in origine, per mancanza sia di specialisti, sia di organizzazione sanitaria di contesto ai fini dell’ottimizzazione del loro impiego; semplici siringhe il cui valore sale inspiegabilmente di decine di volte, spostandosi da Nord a Sud; per non parlare dell’imperdonabile delitto degli ospedali-fantasma! Si è visto che, per far funzionare la macchina sanitaria pubblica, occorre in via assolutamente prioritaria sottrarre alla politica la nomina dei vertici tecnico-amministrativi delle Aziende sanitarie. Un modo particolarmente efficace per farlo è il seguente. Da un lato, si procede alla nomina di un’Autorità nazionale indipendente di valutazione del merito nell’ambito della Pubblica amministrazione e del Servizio sanitario nazionale in particolare. Per il rilevante impatto costituzionale, il relativo responsabile dovrebbe venir designato a maggioranza qualificata (2/3?) dal Parlamento, per essere poi nominato con decreto del presidente della Repubblica. All’Autorità va affidata la tenuta e l'aggiornamento di un Albo a reclutamento aperto dei dirigenti (direttore generale; direttore amministrativo; direttore sanitario, per la sanità) con sotto-albi per i vari ruoli. La posizione in graduatoria è ottenuta tramite dei titoli di servizio e di cultura, in base a protocolli codificati di valutazione, soggetti ad aggiornamento periodico e al rilascio di un parere vincolante da parte della Comunità scientifica internazionale, che sono alla base di un Regolamento pubblico adottato dall’Autorità e aggiornato con cadenza non inferiore al triennio.

Dopo di che, ad esempio, tutti gli assessorati regionali alla Sanità, una volta introdotta a regime la suddetta autorità, sono obbligati per legge a mettere a sua disposizione le vacanze intervenute rispetto alle posizioni apicali, per la cui copertura (il famoso matching) provvede direttamente l’autorità attraverso l’interpello diretto via pec, in base alle graduatorie dei rispettivi ruoli, scorrendole dall'alto verso il basso. In generale, per l’aspetto nevralgico della customer satisfaction, si potrebbero ottenere outcome d’eccellenza affidando la compilazione dei questionari e delle relative interviste a organismi di valutazione e coordinamento totalmente esterni alla Pubblica amministrazione (e, quindi, al Servizio sanitario nazionale), costituendo, per esempio, panels composti da professori emeriti, magistrati a riposo della Corte dei conti, rappresentanti qualificati e autorevoli delle associazioni nazionali dei consumatori. Insomma: provare per credere.


di Maurizio Guaitoli