Come garantire la tenuta dei conti dopo Quota 100 e l’attuale crisi?

lunedì 19 ottobre 2020


Le pensioni sono da lungo tempo al centro del dibattito politico. Nel corso degli anni si sono susseguite numerose riforme per garantire la sostenibilità del sistema. Purtroppo queste riforme sono state accompagnate anche da “controriforme”, come di recente accaduto con Quota 100, che hanno fatto fare passi indietro rispetto alla stabilità dei conti pubblici. Oltre ai costi di queste “controriforme” ora si aggiungono pure i costi della crisi. Com’è possibile allora garantire nel futuro la tenuta del sistema pensionistico?

Di questo si è parlato venerdì scorso in occasione del webinar Pensioni fuori controllo? I conti da salvare tra crisi e Quota 100. Sono intervenuti Giuliano Cazzola (membro del comitato scientifico di Adapt, già docente di Diritto della Previdenza sociale), Elsa Fornero (coordinatore scientifico Center for Research on Pensions and Welfare Policies, già ministro del Lavoro) e Giampaolo Galli (professore di Economia Politica e vice-direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici, Università Cattolica). L’incontro on-line è stato introdotto e coordinato da Enzo Cartaregia (Istituto Bruno Leoni).

All’inizio del suo intervento Elsa Fornero ha evidenziato come sia importante tenere sempre in mente che quello che viene deciso oggi a livello previdenziale ha conseguenze di lungo periodo. Molti interventi del passato, purtroppo, sono stati invece presi con l’ottica del breve periodo, alla luce di considerazioni puramente elettorali. Sempre per Fornero, è inoltre sbagliato dire che in cima all’agenda politica debba esserci la questione delle pensioni, compito primario del governo deve invece essere quello di garantire la crescita economica del Paese: il sistema economico deve infatti essere capace di generare reddito. Se non c’è questa condizione non possono essere erogate pensioni “generose”.

Attraverso grafici e tabelle, Giampaolo Galli ha mostrato come in Europa ci sia preoccupazione per la sostenibilità del nostro debito pubblico anche a causa dell’elevato rapporto tra spesa per pensioni e prodotto interno lordo (17%). All’interno della Ue, l’Italia è seconda solamente alla Grecia. La maggiore spesa pensionistica dovuta all’attuale crisi permarrà per svariati decenni e nello scenario della Commissione europea ci sarà un ulteriore aumento della spesa pensionistica rispetto a quello previsto nella recente Nota di aggiornamento al Def.

In conclusione del suo intervento, Giuliano Cazzola ha provato allora a dare qualche indicazione su come uscire da questo vicolo cieco. Sicuramente non bisogna continuare con politiche come Quota 100 che hanno favorito un indiscriminato abbandono del mondo del lavoro, ma occorre garantire il pensionamento anticipato solo per determinate categorie come ad esempio stabilisce l’Ape. Inoltre occorre ripristinare gradualmente le regole della “Legge Fornero”.


di Istituto Bruno Leoni