Un patto intergenerazionale da ricomporre, dopo la pandemia

lunedì 18 maggio 2020


Il solo Decreto Rilancio distribuirà altri 55 miliardi di soldi in deficit.

Con un Pil che nell’area Euro arriverà a ridursi anche del 9 per cento, la spesa pubblica aumenta ovunque, ma la differenza la fanno le condizioni di partenza ed è qui che la realtà italiana emerge tra gli altri Paesi perché profondamente svantaggiata. “L’Italia - scrive Sofia Felici, dipendente dell’Ufficio Studi di Confcommercio, nel focusUn’Italia consumata e ferma. Generazioni divise dal virus e nella sorte futura” - traina dietro di sé l’eredità di un saldo di finanza pubblica che non è riuscita a migliorare neanche in un periodo favorevole come quello vissuto negli ultimi otto anni, dal luglio 2012 ad oggi. Anzi, il rapporto è salito costantemente negli anni successivi, dal 123 per cento arrivando fino al livello attuale”.

Si può invocare l’urgenza messa in campo dalla crisi epidemiologica e le vie obbligate del Governo nel fare scelte straordinarie in un momento come questo, ma, ritiene l’autrice, “è doveroso quantomeno riflettere sull’eredità di azioni politiche passate che, non dettate da situazioni di emergenza, amplificano la drammaticità della prospettiva economica italiana attuale. È, quindi, nel passato dei vent’anni trascorsi che troviamo le tendenze socio-economiche che hanno determinato in ultima istanza quello che viene mostrato oggi.

Nel focus, Sofia Felici analizza i dati e indaga le ragioni di queste dinamiche, passate ed esistenti.

Le evidenze empiriche mostrate nel paper “delineano un quadro economico che è inevitabilmente fonte di rischio per la sostenibilità delle finanze pubbliche italiane, specialmente nel futuro più prossimo quando, superata la crisi sanitaria, si sconterà una tendenza negativa che non è mai stata frenata. Mostrare l’accentuazione di un conflitto intergenerazionale in questo momento significa riflettere su quanto sia urgente porre in atto un cambio di paradigma che faciliti la “correzione” di alcune di queste dinamiche. Un paradigma che, prima di ogni altra cosa, dia la possibilità al nostro Paese di orientare le proprie visioni su una prospettiva di lungo periodo e che faccia leva su un cambiamento delle priorità, proponendo riforme incisive di ricomposizione della spesa e di redistribuzione superata l’emergenza”.

Si tratta di una riforma prima di tutto culturale, che richiede di “fare un passo avanti, lasciare spazio a nuove forme di intervento che consentano alle generazioni attuali, e a quelle future, la libertà di scegliere, di riformare e, soprattutto, la possibilità di non essere irrimediabilmente legate agli eccessi del passato e all’eredità di questo presente che, nella sua eccezionalità e temporaneità, rischia però di limitare molto più a lungo le nostre opportunità e di non salvare quel legame tra generazioni che già oggi ci costringe a rimanere distanti”.


di Istituto Bruno Leoni