La ricetta Draghi per l’edilizia e per l’Italia

mercoledì 1 aprile 2020


Vicepresidente Edoardo Bianchi come vede oggi l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) la situazione economica futura dell’Italia ai tempi del Covid-19?

Non bastano le risorse. Traggo spunto da due documenti su cui dobbiamo riflettere; ambedue, da diverse prospettive, fotografano la situazione e tracciano una possibile di via di uscita. L’ufficio parlamentare bilancio – la Quinta Commissione del Senato“Programmazione economica” in data 26 marzo ha pubblicato un report dal quale si evince, tra l’altro, che stiamo viaggiando ad un utilizzo di ammortizzatori sociali (vecchi e nuovi) in ragione di 13,5 miliardi al mese per offrire tutela al 60 per cento dei lavoratori dipendenti (9,3 milioni su 16,6 milioni). Restano fuori tutte le altre categorie di lavoratori non dipendenti. Alla luce degli indiscutibili sforzi che sta compiendo il Governo per trovare risorse da mettere in pista, questo dato è completamente destabilizzante se guardato nella prospettiva di qualche mese.

Allora tutto questo eroismo in parte vero e in parte declamato retoricamente – dei medici e di chi sta in prima linea o dice di starci – alla fine non servirà a niente?

Il rischio in Italia è sempre quello. Quanto all’oggi non posso fare altro che ammirare commosso lo sforzo che il mondo della sanità sta compiendo e di cui resterà traccia perenne nelle nostre memorie. Mi permetto di guardare oltre, all’indomani cioè, di quando proveremo a risollevarci tentando di riavviare la quotidianità come avvenne nell’immediato Dopoguerra.

Che ne pensa della ricetta di Mario Draghi così come riportata dal Financial Times?

Mario Draghi ha evidenziato come lo shock che stiamo affrontando non è ciclico e la perdita di reddito non è colpa di nessuno di coloro che ne soffrono. Le dimensioni sono tali che lo shock non può essere assorbito dal privato ed il costo dell’esitazione nell’intervenire può essere irreversibile; la velocità dei provvedimenti da adottare è assolutamente essenziale per l’efficacia. È chiaro che la risposta comporterà un aumento significativo del debito pubblico e che livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie. La priorità non deve essere solo quella di fornire un reddito di base a coloro che perdono il lavoro perché dobbiamo prioritariamente proteggere le persone dalla perdita del lavoro. Proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di drammatica perdita di reddito richiede un immediato sostegno, evitando ritardi burocratici, di liquidità (Italia-Europa).

E il capitolo banche?

Le banche dovrebbero prestare rapidamente fondi a costo zero alle società disposte a salvare posti di lavoro ed il capitale necessario per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli ulteriori scoperti o prestiti. Nel manifesto di Draghi sono tracciate in maniera concreta e cruda le possibili vie di uscita da questa pestilenza biblica.

Che consigli darebbe al governo come vicepresidente dell’associazione nazionale dei costruttori edili?

Premesso che in questo momento il Governo sta tentando di fornire risposte alla emergenza ma il problema sul tappeto richiede una unità di intenti dell’intero Paese e del Parlamento, servirebbero risorse pubbliche (italiane o europee) con cui invadere il mercato.

E poi?

Serve anche un salto di responsabilità da parte di tutti e della mano pubblica in particolare. In questi giorni di confronto sugli innumerevoli provvedimenti adottati o in corso di conversione abbiamo registrato un attaccamento a vecchie formule e rituali che determineranno l’aborto di qualsiasi iniziativa. Ad esempio, a fronte di un utilizzo di 13,5 miliardi al mese di ammortizzatori sociali hanno ancora senso formulette burocratiche come “sentito il Mef che verificherà con il Mise, ricevuto il parere del Mit secondo quando deciso dal Cipe...”?

Quindi esiste un problema con l’intermediazione e con coloro che spesso vengono definiti i “mandarini” della Pubblica amministrazione?

Rischia di essere il primo problema al momento della ripartenza. È il fattore che impedisce di mettere i soldi più direttamente nelle tasche degli italiani e delle imprese.

Con un Paese sull’orlo del tracollo economico comandano sempre loro?

Al dunque, sì. E siccome non mi piace generalizzare io spero che coloro che funzionano bene nella pubblica amministrazione si comportino da facilitatori rispetto ai disegni del Parlamento abbandonando vecchie formule e ritualità che, a dirla tutta, già prima della pandemia avevano ridotto il Paese in uno stato comatoso. In una situazione post-bellica non si crei anche un altro conflitto tra chi riceve sempre e comunque il proprio giusto stipendio e chi è lasciato solo in balia degli eventi causati dal coronavirus.

Una possibile ricetta?

Non può che essere quella tracciata da Mario Draghi. È oggi in ballo la tenuta sociale del Paese e con 13,5 miliardi al mese di ammortizzatori sociali la strada è stretta per utilizzare tutte le risorse che con grande difficoltà sono state reperite. Servono invece misure concrete perché le risorse arrivino rapidamente dando priorità assoluta alla messa in sicurezza del territorio con opere di manutenzione e garantendo per i lavori di minore importo la tutela della filiera corta con risorse certe per tutto il Paese.


di Rocco Schiavone