Molise, gli appalti agli amici e la retorica della legalità

mercoledì 4 marzo 2020


In Molise gli appalti per le manutenzioni dei viadotti pericolanti e delle strade segnano il passo e tutto è fermo.

Se ne lamenta, fra gli altri, un pezzo assai significativo del sito newsdellavalle.com(https://newsdellavalle.com/2020/03/04/molise-manutenzione-viadotti-e-strade-tutto-fermo-o-quasi-occorre-darsi-una-mossa/) che poi è un organo di informazione locale sempre attento a queste tematiche.

Ma ci sta anche il paradosso - nella patria del fu idolo della legalità Antonio Di Pietro -  che quando in taluni casi tali appalti vengano decisi e assegnati, escano fuori delle sorprese che uno non si aspetta. Almeno nel leggere chi sono i soci degli aggiudicatari.

Nel paese della retorica del professionismo anti mafia e dei coretti demenziali di “onestà” , “onestà”, nel paese delle interdittive antimafia che stanno rovinando imprese e famiglie di lavoratori da un capo all’altro della penisola -  perché basta un sospetto o un parentela alla lontana di un dipendente con qualche boss locale presunto affiliato della malavita organizzata per vedersi sottrarre l’azienda dallo stato – ecco invece spuntare  un  noto imprenditore di Catania, già coinvolto in decine di inchieste sulla mafia fin dai tempi di Falcone e Borsellino, come socio della ditta che si è presa un grosso appalto di manutenzione dei suddetti viadotti e strade del Molise. Per il resto quasi tutti ancora non aggiudicati o comunque in alto mare per le solite procedure burocratiche che stanno distruggendo l’Italia nel nome del codice degli appalti.

Che però dimostra di essere una volta di più strumento ben poco utile a evitare infiltrazioni di qualsivoglia fattura negli appalti pubblici visto che solo il 24 febbraio scorso l’inserto del “Sole 24 ore” sui lavori pubblici denunciava l’ennesimo coinvolgimento in una bancarotta – con relativa messa agli arresti domiciliari – di uno degli industriali catanesi legati alla ditta che si è aggiudicata l’appalto di cui sopra.

Una volta di più questa occhiuta burocrazia ereditata dall’Anac e dall’era del codice degli appalti si dimostra forte con i deboli e debole con i forti.


di Redazione