ArcelorMittal conclude l’acquisizione dell’Ilva

giovedì 1 novembre 2018


ArcelorMittal ha acquisito l’Ilva di Taranto. Il colosso siderurgico indiano, con sede in Lussemburgo, ha fatto sapere che la transazione si è conclusa oggi. ArcelorMittal è il partner principale di AM Investco, con una quota nel consorzio pari al 94,4 per cento, mentre Banca Intesa Sanpaolo ne detiene il 5,6 per cento. “ArcelorMittal – si legge in una nota – ha ora assunto il pieno controllo direzionale di Ilva, che formerà ora un nuovo polo industriale all’interno di ArcelorMittal Europe-Flat Products, e sarà conosciuta come ArcelorMittal Italia”.

Secondo Lakshmi Mittal, presidente e ceo di ArcelorMittal, “la conclusione della procedura di acquisizione di Ilva costituisce un’importante tappa strategica per ArcelorMittal. Ilva è un asset di qualità che offre un’opportunità unica di espandere e rafforzare la nostra presenza in Europa, acquisendo il sito di produzione di acciaio più grande d’Europa”. Per Mittal, “si tratta di un’ottima opportunità di creazione di valore che si inserisce perfettamente nel percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo di investire in progetti di crescita, nei quali possiamo sfruttare la nostra esperienza operativa per rafforzare l’Ebitda e liberare flusso di cassa nel lungo periodo”. Il presidente ha ricordato che ArcelorMittal vanta “una lunga storia di rilancio di asset poco efficienti. Sono fiducioso nel fatto che riusciremo a ripristinare le prestazioni operative, finanziarie e ambientali di Ilva e che, nel farlo, creeremo valore per la nostra società, gli stakeholder di Ilva e l’economia italiana”.

Ma i sindacati italiani non sono convinti dell’operazione. Secondo il segretario generale della Uilm Rocco Palombella, “parte malissimo il primo giorno della gestione targata ArcelorMittal nello stabilimento dell’Ilva di Taranto. Registriamo, infatti, gravissime violazioni dell’importante accordo sottoscritto il 6 settembre scorso nei confronti dei lavoratori che attualmente si collocano in cassa integrazione nell’amministrazione straordinaria”. Per Palombella, “dopo l’accordo del 6 settembre non è stato fatto alcun confronto con le Rsu per l’applicazione corretta dello stesso sugli organici e sui criteri di selezione e aver collocato in cassa integrazione il maggior numero dei lavoratori delle manutenzioni è stata una scelta grave e sbagliata, perché questi lavoratori sono indispensabili per il funzionamento degli impianti”.


di Redazione