Confindustria: “Più tasse con le misure del governo”

mercoledì 3 ottobre 2018


La Confindustria non ha dubbi: la nostra economia è ancora ferma. In buona sostanza, crescerà meno del previsto. L’allarme viene lanciato dall’associazione degli industriali guidata da Vincenzo Boccia. Secondo l’analisi del Centro studi di Confindustria, quest’anno la crescita del Pil si attesterà “all’1,1 per cento nel 2018 e allo 0,9 per cento nel 2019, in ribasso di 0,2 per cento per entrambi gli anni rispetto alle previsioni di giugno”. Per il Csc, “le stime non incorporano le intenzioni del governo, in attesa della legge di Bilancio ma, tra vari fattori, pesano anche l’aumento dello spread l’incertezza sulla capacità dell’esecutivo d’incidere sui nodi dell’economia e sulla sostenibilità del contratto di governo che causa meno fiducia degli operatori”.

Il Centro studi è convinto che per realizzare quanto previsto dal Contratto di governo non sarà sufficiente neppure l’aumento del deficit al 2,4. “L’aumento del deficit previsto dal governo – sottolinea in una nota il Csc – è poca cosa rispetto agli impegni politici assunti: se le coperture non saranno ben definite si rischia ex post un rapporto deficit-Pil più alto. L’aumento del deficit serve per avviare parti del contratto di governo di sostegno al welfare, come su reddito di cittadinanza o pensioni, poi molto difficili da cancellare se non in situazioni emergenziali. Ciò potrebbe portare a più tasse in futuro e ad aumentare il tasso di risparmio già oggi”. Secondo il Centro studi di Confindustria la cautela è d’obbligo. “Non bisogna smontare le riforme pensionistiche – avverte – perché ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro. Se il meccanismo di “quota 100”, per permettere l’anticipo della pensione, venisse introdotto, andrebbe invece nella direzione opposta”.


di Redazione