mercoledì 13 giugno 2018
Assai presente nei vari talk-show di approfondimento politico, il professor Antonio Maria Rinaldi, docente di Finanza aziendale all’università di Pescara, viene proposto al grande pubblico come uno dei tanti economisti che sostengono la linea programmatica del Governo giallo-verde.
E in effetti il personaggio, che debbo riconoscere mi ispira una certa qual umana simpatia – non fosse altro che per una certa genuina romanità con cui mi sento accomunato – sembra particolarmente incline a mettere in risalto, esaltandone l’efficacia, molti dei punti più critici del famoso contratto sui cui si basa l’accordo tra La Lega e il MoVimento 5 Stelle, a cominciare dai famigerati mini-bot. Ostile a ogni forma di disciplina di bilancio e nemico giurato dell’Unione europea e della Moneta unica, il nostro imperversa su ogni canale televisivo raccontando all’ignoto telespettatore i prodigi della sua new economy, la quale in verità mostra alcuni e imbarazzanti punti deboli. Tra questi il più suggestivo è senz’altro quello che lo stesso Rinaldi ha più volte sostenuto essere, o almeno egli si auspica che lo sia, il fine ultimo del Governo del cambiamento: “Mettere al centro gli interessi del cittadino comune, a prescindere dai cosiddetti mercati”.
Ora, al di là della indubbia verve macchiettistica del personaggio, che molto sembra aver attinto alla linea comunicativa del compianto Gianfranco Funari, la succitata espressione rappresenta una ulteriore conferma della profonda decadenza intellettuale del Paese, soprattutto in campo economico e finanziario. Infatti, a pronunciare come una verità rivelata un concetto privo di alcun senso logico, visto che i cittadini che Rinaldi vorrebbe mettere al centro sono gli stessi che risparmiano e investono sui mercati, non è un assiduo frequentatore di uno dei tanti bar dello sport, in cui gli stessi mercati spesso coincidono con i luoghi in cui avviene la compravendita dei calciatori, bensì un uomo che, prima di diventare professore ordinario, ha svolto ruoli operativi in alcune importanti aziende del settore finanziario, arrivando a svolgere un ruolo dirigenziale nella Commissione nazionale per le società e la Borsa, nota con l’acronimo di Consob.
Ebbene, come da un siffatto percorso si possa giungere a elaborare l’idiozia demagogica, tra le tante, di contrapporre il cosiddetto cittadino ai summenzionati mercati appare francamente incomprensibile. In questo senso l’intero impianto teorico del professor Rinaldi, ribadito con argomentazioni surreali nel corso dell’ultima puntata di “Cartabianca”, talk-show condotto da Bianca Berlinguer, si guadagna a pieno titolo la definizione di new economy della caciotta.
di Claudio Romiti