giovedì 27 luglio 2017
Pur confermando la sua posizione di leader nei settori tradizionali, in Italia si va configurando un nuovo “made in Italy”. Molti dei primati per saldo commerciale con l’estero provengono dalla meccanica, dalla metallurgia e dai mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli. Sono numerosi i prodotti appartenenti a questi ultimi settori che, sui mercati internazionali ,superano persino la super-competitiva Germania.
Oggi nel nostro Paese possiamo fare ancora di più grazie alle nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, aumentando la produttività e la qualità produttiva dei nostri impianti. Molto interessante a mio avviso è il network lanciato dal ministero dello Sviluppo economico per la cosiddetta Industria 4.0.
Si tratta di una nuova piattaforma per la promozione delle imprese dell’Industry 4.0 sul territorio nazionale: 77 Punti d’Impresa Digitale (Pid), 85 Innovation Hub e una rete di Competence Center.
Sempre al Mise, nei mesi scorsi, è stato presentato il recente Rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) “La Nuova Rivoluzione industriale: implicazioni per i governi e per le imprese”, centrato sugli effetti, positivi e negativi, che tecnologie come stampa 3D, Interne of Things, robotica/automazione, realtà aumentata, economia dei dati, intelligenza artificiale, cloud, nuovi materiali, avranno sul mondo dell’economia e soprattutto su quello del lavoro.
L’azienda Italia, nonostante la crisi derivante da una politica insoddisfacente, sta dimostrando di avere la capacità di risintonizzarsi sulle frequenze indotte dai cambiamenti dei mercati consolidando i suoi settori di forza e andando a conquistare nuove posizioni. Tuttavia, non è ancora sufficiente per rispondere con efficienza alla suddetta crisi.
L’Italia possiede risorse e potenzialità ampiamente sottoutilizzate e inespresse. Potenziare queste risorse significa costituire un solido volano di ripresa
di Andrea Di Maso