sabato 25 giugno 2016
Potrà la tecnologia ridurre costi e spese dei comuni? C’è chi, nel mondo, ha scommesso di sì. Da Berlino a Boston, sono centinaia le città che hanno scelto di applicare soluzioni estremamente innovative alla gestione delle politiche, della sicurezza e dei bilanci pubblici. Una sfida che ora riguarda i nuovi sindaci, chiamati a governare le grandi citta di Roma, Torino e Milano, con macchine amministrative dispendiose e largamente inefficienti. Uno dei più famosi esempi di città “digitalizzata” è Boston. Complice la vicinanza geografica ed intellettuale del Mit, la capitale del Massachusetts ha implementato alcuni tra i più sofisticati sistemi di gestione tecnologica della sicurezza e dei servizi. A Boston pubblico e privato si sono uniti con risultati efficaci.
La direzione municipale e il colosso della tecnologia Sap hanno dato vita ad una vera e propria rivoluzione dei servizi comunali. Dai pagamenti on-line al controllo della sicurezza, alla segnalazione di danneggiamenti. I software impiegati dalla città di Boston consentono inoltre di prevedere i crimini, grazie all’elaborazione di algoritmi e analisi dei dati. I risultati sono sorprendenti: le aree interessate dalla sperimentazione hanno mostrato una riduzione dei fenomeni criminali di oltre il 55 per cento (con diretta diminuzione dei costi associati all’apparato di sicurezza). Ridotti anche i costi della burocrazia: i permessi per costruire o aprire un’attività sono passati da 600 a 10, e le telefonate all’amministrazione sono diminuite del 66 per cento. Una riduzione dei costi che inciderà anche sulle tasse locali.
Una sfida che si apre anche e soprattutto per i nuovi sindaci delle grandi città italiane: Chiara Appendino, Virginia Raggi e Beppe Sala. Gran parte dei candidati vincitori avevano scelto di dedicare alcune parti del programma a soluzioni tecnologiche. Si tratta perlopiù di proposte declinate in chiave ideologica. Chiara Appendino, neosindaco di Torino aveva proposto una App per segnalazioni anonime di fenomeni di spaccio, una piattaforma di proposte on-line dei cittadini e infine Internet gratis nella città. I punti del programma che però non toccano in alcun modo i costi della Pubblica amministrazione, e anzi, li aumentano.
Altrettanto deludente il programma di Beppe Sala. La parola “Internet” viene menzionata una sola volta in tutto il programma (88 pagine), mentre gli strumenti tecnologici proposti sono ridotti a tessere fedeltà per i mezzi pubblici e un non meglio specificato sistema di segnalazione della disponibilità di parcheggio. Proposte simili dalla neosindaco di Roma, Virginia Raggi, che però azzarda una completa digitalizzazione dei documenti della Pubblica amministrazione oltre che una piattaforma di reportistica dei costi.
La sfida dei Comuni italiani non può però ridursi a piccole delibere, efficaci forse nel breve ma non nel lungo periodo, e che non riducono realmente i costi per i cittadini. L’opportunità offerta dalla tecnologia in questa fase della storia sarà determinante tanto per gli Stati quanto per i Comuni ed ogni strumento di riduzione del debito locale e nazionale potrà rivelarsi un nuovo, efficace, strumento di libertà.
di Elisa Serafini