Bonomi-Mediobanca per bloccare Cairo

mercoledì 18 maggio 2016


Mossa e contromossa per il controllo di Rcs Mediagroup, ossia sulla società che pubblica Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Il tutto parte dall’uscita di Agnelli che ha preferito la fusione Stampa-Repubblica di Carlo De Benedetti.

Il primo a muoversi l’8 aprile scorso era stato l’editore piemontese Urbano Cairo che aveva lanciato un’offerta per diventare proprietario del gruppo milanese, di cui detiene già il 4,7 per cento delle azioni. La proposta, chiamata tecnicamente “Offerta pubblica di scambio”, prevedeva di ricevere 0,12 azioni Cairo Communication per ciascun titolo di Rcs consegnato all’acquirente. In un primo momento l’offerta si rivolgeva alla totalità delle azioni Rcs Mediagroup, quotato a Piazza Affari, ma dopo lo stop del Consiglio di amministrazione (offerta considerata insufficiente) e il parere negativo di Della Valle e Mediobanca, Cairo ha cambiato l’offerta annunciando di voler procedere all’acquisto del 35 per cento delle azioni. Una quota ritenuta dall’azionista de La7 sufficiente a garantirgli il controllo di fatto del gruppo di via Solferino.

La novità è che a poco più di un mese si sono mossi i soci storici di Rcs che hanno annunciato una contro-Opa in contanti che valorizza il titolo Rcs a 0,70 euro, contrapponendosi a quella di Cairo valutata a 0,52 per azione. Cosa ha spinto Diego Della Valle, Mediobanca guidata da Alberto Nagel, Pirelli di Marco Tronchetti Provera, UnipolSai di Carlo Cimbri e l’industriale milanese Andrea Bonomi ad uscire allo scoperto? Evidentemente motivi economici e politici dopo che il gruppo Fca (guidato da John Elkann e Sergio Marchionne) aveva deciso l’assegnazione pro quota ai soci della sua partecipazione del 16 per cento in Rcs per completare l’operazione di fusione delle sue attività editoriali con il gruppo l’Espresso (editore anche di Repubblica e di 17 quotidiani locali). La mossa che porta Andrea Bonomi e il suo Fondo Investindustrial in prima fila sbarra la strada ad un editore indipendente, ma che secondo molti ha il peccato originale di essere nato e cresciuto nell’alveo del gruppo di Cologno monzese berlusconiano e di essere un editore di successo di settimanali popolari, oltre che presidente del Torino calcio. Altra considerazione degli ambienti economici milanesi è che Rcs è tre volte più grande delle aziende Cairo. Ora la cordata Bonomi-Della Valle. Nagel punta a raccogliere il 77,4 per cento delle azioni presenti sul mercato con un’Opa in contanti invece che in azioni come prospettato da Cairo. La domanda che molti operatori e analisti si sono fatta è come mai questo gruppo di imprenditori si è mosso solo ora, quando negli ultimi 4 anni Rcs ha accumulato perdite per 1,3 miliardi di euro e venduto Rcs Libri e il palazzo storico di via Solferino?

Le vie della finanza e dell’economia sono misteriose. Al centro dell’editoria arriva la famiglia Bonomi. Andrea è infatti il nipote di Anna Bonomi Bolchini e uno dei tre figli di Carlo, il personaggio al centro della sfida a metà anni Ottanta con l’allora presidente della Montedison Mario Schimberni per l’acquisto della Bi-Invest. È il mattone la fortuna della famiglia costruita dal bisnonno, anche lui di nome Carlo, che partendo da manovale di una piccola impresa di costruzioni alla fine dell’Ottocento diventò un pezzo importante del mondo immobiliare milanese. Fortuna allargata dalle speculazioni edilizie operate da nonna Anna, capace di destreggiarsi sulla piazza di Milano tra i personaggi del mondo finanziario dell’epoca che si chiamavano Enrico Cuccia, Calvi, Cefis, Sindona. Andrea, classe 1965, ha studiato alla New York University, ha lavorato alla Lazard e, tornato in Italia, ha creato Investindustrial che rappresenta il braccio della holding che si occupa del “private equity”. Editoria, carta stampata? Poca. Tante manovre finanziarie, invece. E soprattutto una stretta colleganza con Alberto Nagel, il vero artefice dell’operazione Rcs, di cui Piazzetta Cuccia è anche advisor.

Salotti buoni o poteri forti è che nessuno del gruppo Bonomi ha fatto di mestiere l’editore avendo interessi in altri settori dell’economia. Non è certo quello che serve al “Corriere” e alla “Gazzetta”, primi giornali italiani nei rispettivi campi. I soci Rcs alleati di Bonomi che rappresentano il 22,6 per cento del capitale sociale costituiranno una nuova società (Newco) che lancerà l’Opa sul restante 77,4 per cento.

Di fronte a questa potente macchina, Urbano Cairo ha contrapposto un ragionamento: “Se uno vede i bilanci e somma le perdite degli ultimi anni registra una cifra di 1.300 milioni di rosso. Se si guardano i dividendi distribuiti da Cairo si vedono 261 milioni distribuiti agli azionisti. In Rcs - ha aggiunto - si può fare bene e io so come si fa perché sono un editore. Rcs non è mai stata gestita da un editore. Nel 2012 avevano 850 milioni di debiti tra capitale, conversione delle azioni risparmio in ordinarie che hanno portato nelle casse 450 milioni. Poi sono stati venduti i Libri, la sede di via Solferino, le radio, Igp decaux, Dada, Flammarion. Se uno fa una stima approssimativa gli incassi sono stati circa 350 milioni dalle vendite. Dovrebbero avere un debito di 50 milioni invece sarà di 411. Se questo era nei piani, complimenti”.


di Sergio Menicucci