Governo: l’ennesimo Def dei miracoli

martedì 12 aprile 2016


Con l’ultimo Def, alias Documento di Economia e Finanza, il Governo Renzi conferma quanto andiamo predicando da tempo. Al netto delle roboanti chiacchiere che hanno accompagnato questa sorta di bilancio preventivo, l’Esecutivo dei miracoli sembra aver perso del tutto ogni speranza di invertire l’inesorabile declino che interessa da molto tempo il nostro Paese.

In un fritto misto di dati certi, pochi e piuttosto deludenti, e di previsioni a dir poco ottimistiche, il Def di quest’anno conferma sostanzialmente che l’Italia non cresce e non crescerà oltre un livello da prefisso telefonico. Tant’è che da un più 1,6 per cento stimato in precedenza dallo stesso Governo, nel 2016 l’economia dovrebbe registrare una crescita dell’1,2 per cento, anche se è ragionevole pensare, visto l’andamento del primo trimestre, a qualcosa di ancor più risicato. Sta di fatto che in grandi linee il citato documento mostra tra le righe l’andamento fallimentare di un sistema politico, che con il duo Renzi-Padoan sembrava aver trovato la formula magica in grado di trasformare le chiacchiere in ricchezza reale, il quale non sembra in grado di autoriformarsi. Un sistema affetto da un eccesso di spesa pubblica, di burocrazia e di tassazione che ha prodotto un indebitamento complessivo insostenibile e che, pure nelle stime ottimistiche raccontate dal ministro dell’Economia, non accenna minimamente a scendere.

Su questo piano nel Def viene ammesso che quest’anno il debito pubblico calerà molto meno di quanto previsto in precedenza passando dal 132,7 del Pil al 132,4 per cento, ossia un punto in meno di quanto ci si aspettava. Tuttavia, considerando un anno denso di impegni elettorali, è ragionevole attendersi un ulteriore aumento di un macigno finanziario che, il Governo si guarda bene dal divulgarlo, grazie alla Bce di Draghi ci costa in termini di interessi meno di quanto avveniva nel 1978, quando il nostro debito sovrano era meno della metà di quello attuale in rapporto al Prodotto interno lordo.

Sta di fatto che, malgrado i favorevoli quanto irripetibili fattori esterni (tassi e materie prime ai minimi storici), il Def conferma appieno l’impressione che il treno per un vero cambiamento del Paese, con un programma basato su tagli veri alla spesa pubblica e alla tassazione feroce, sia stato ampiamente perso dagli illusionisti che occupano la stanza dei bottoni. Questi ultimi oramai si affidano alla comunicazione sempre più surreale del Premier, il quale è arrivato a dare i numeri sui social, parlando di aumento del 50 per cento della crescita economica, riferendosi in realtà al differenziale tra il magro 0,8 per cento del 2015 - corretto ad un più scarso 0,6 in base ai giorni lavorativi - e le previsioni ottimistiche presenti nell’ultimo Def.

Di questo passo mi aspetto che il mago di Firenze istituisca un ministero per l’astrologia, visto il livello di attendibilità economica e finanziaria del suo Esecutivo.


di Claudio Romiti