Deriva degli 80 euro

giovedì 7 aprile 2016


Oramai Matteo Renzi è diventato una sorta di Braccio di Ferro, alias Popeye, della democrazia italiana. Come il popolarissimo personaggio, creato alla fine dei ruggenti anni Venti da Elzie Crisler Segar, il nostro eroe quando sembra oramai sopraffatto dai nemici tira fuori l’elemento magico che lo trarrà fuori d’impaccio. Ma, a differenza del muscoloso personaggio dei fumetti, il più cabarettistico Presidente del Consiglio della Repubblica di Pulcinella non usa gli spinaci per demolire a suon di pugni il cattivone di turno; egli ha scovato un prodotto ancor più efficace: la mancia elettorale dei sempre più famigerati 80 euro. Una sorta di pietra filosofale con la quale il volpino di Palazzo Chigi ritiene di poter trasformare all’infinito il piombo di una personale condizione politica in rapida consunzione nell’oro di una altrettanto rapida risalita nei consensi elettorali. Ciò soprattutto, guarda caso, nell’imminenza di una importante chiamata alle urne, con in ballo il governo di alcuni grandi comuni come Roma e Milano.

Nella fattispecie, il mago di Firenze avrebbe ventilato su Facebook la concreta possibilità di estendere anche alle pensioni minime, per un importo a regime che potrebbe superare i 3 miliardi di euro, il bonus di 80 euro che tutto il mondo ci invidia. Ovviamente, mancando nel Paese una opposizione appena credibile, la risposta più efficace a questa ennesima mossa da venditore di pentole ce la possiamo aspettare da qualche cane sciolto dell’informazione, come ha fatto Oliviero Beha nel corso del talk- show “diMartedì”, il quale ha sostanzialmente attaccato il Premier dal lato della scarsa serietà dimostrata. Meno apprezzabile, a mio avviso, Alessandro Sallusti che, pur abbastanza critico sull’ennesima campagna acquisti abbozzata da Renzi in Rete, ha comunque benedetto “ogni euro in più che finisce nelle tasche dei pensionati”. Ed è proprio questo il problema, cari lettori. Fino a che nel Paese domina una irragionevole propensione politico-culturale ad usare con disinvoltura i quattrini degli altri, ci sarà sempre uno spregiudicato guascone di provincia a scassare il nostro già traballante bilancio pubblico per racimolare consensi.

Sotto questo profilo, sono sempre più propenso a ritenere Matteo Renzi non una delle tante cause dei nostri storici problemi, bensì il sintomo profondo di un male che rende il sistema nel suo complesso sempre meno responsabile, soprattutto nei confronti delle prossime generazioni.


di Claudio Romiti