Seguire l’esempio di Cameron in Europa

giovedì 25 febbraio 2016


La visione ed il progetto di David Cameron per il Regno Unito prevede l’utilizzo strategico del movimento dei cittadini inglesi avversi e contro l’Europa a trazione teutonica per portare a casa dall’Europa tedesca il più possibile, economicamente.

Quella di Cameron è una strategia come non se ne vedeva da tempo con cui la Gran Bretagna intende ricollocarsi al meglio sul piano globale. È da tempo infatti che gli inglesi e il primo ministro britannico s’inebriano dell’ottimo profumo dei soldi mondiali, da Londra che li trasmette, contaminandolo, all’intero Paese. Cameron ha chiarissimo che i suoi concittadini saranno sì contro l’Europa tedesca, ma per niente contrari ai soldi che danno benessere; e se un domani la Germania europea fosse in grado di offrire economicamente il meglio in termini di commercio e contrattazioni economiche, non ci penserebbe due volte a rivedere ferme opposizioni e rigide criticità.

La Londra di Cameron non è una banderuola, ma il perno intorno al quale l’inquilino di Downing Street sa di dover far girare il mondo economico inglese, e soprattutto la sua prosperità. Londra è un po’ come la pubblicità di Vodafone, quella de “il mondo che gira tutto intorno a te”. Detto questo, e compresa la collocazione inseguita e perseguita dal Regno Unito, è più facile individuare dove, nell’interesse nazionale italiano, andare a parare in termini geopolitici.

Una volta dotata di Governo e Parlamento eletti, dunque democraticamente legittimi, l’Italia dovrà agire all’interno con la drastica riforma e riorganizzazione di se stessa, ovvero minore tassazione, più produzione e crescita produttiva, con conversione graduale e progressiva del settore pubblico nel privato, economicamente produttivo; all’esterno dovrà invece incentivare e coltivare con impegno la relazione con il Regno Unito. È da abbandonare a gambe levate l’Europa tedesca e porsi sul solco inglese trascinando così l’Europa sbagliata e disastrosa della Merkel sui lidi del riformismo, del laicismo e del liberalismo. Cosa sta facendo infatti Cameron se non mantenere l’accesso privilegiato del Regno Unito al mercato economico europeo, stralciando i vincoli cui si è legata e premiando e innalzando l’interesse nazionale e la sovranità a criterio preminente. Non solo. La Gran Bretagna di Cameron sta al contempo convergendo con la Cina, o meglio con gli affari con i cinesi, e alleandosi con alcune nazioni del Baltico ben selezionate in base alle realtà e possibilità economiche, a tutto svantaggio degli Stati Uniti di Obama con cui il primo ministro inglese ha pessime relazioni per il dilettantismo in politica estera. La Gran Bretagna sembra stare adottando cioè, accomunata nel flusso di disimpegno dagli Stati Uniti ad Israele, Arabia Saudita e anche Turchia, una strategia che guarda alla Cina, cioè verso il competitore principale degli Usa, al fine di voler aumentare la propria competitività di piazza finanziaria fino a farla diventare centrale e globale degli affari e delle operazioni in yuan. In pratica, per ora, la Gran Bretagna non intende andare indietro economicamente e punta a tutta forza agli investimenti, ovunque essi siano e si possano fare.

Che poi politicamente tocchi fare concessioni politiche alla Cina che le creeranno la necessità di riformulare i rapporti e l’alleanza con gli Stati Uniti, o che l’Europa tedesca o altro si dissolva, o ancora se il mercato integrato euroamericano esista e funzioni, così come se le forze di influenza americana e cinese trovino una soluzione di equilibrio o meno nel Pacifico, non è ritenuto rilevante oggi da Cameron. O meglio, ciò che pare essere (come è) veramente rilevante per il Regno Unito è compattarsi con altre nazioni, ad esempio quelle baltiche di credo protestante e forgiate alla ricchezza ed al benessere, e porre in essere un nucleo dotato di mani libere verso l’Europa tedesca e gli Stati Uniti, anche per contrastare lo strapotere russo di Putin che, in occasione e con le guerre in Medio Oriente, macina e miete consensi nella disorientata e disunita Europa. Gli affari e l’alleanza con la Cina, l’accesso privilegiato e con pochissimi vincoli verso il mercato economico europeo, il mantenimento di rapporti light con gli Stati Uniti dimostrano che non è tanto una strategia di comando geopolitico quella che sembra voler raggiungere la Gran Bretagna attraverso la politica, ma un obiettivo più incisivo quale è il diventarne il centro di riferimento economico e finanziario tramite le alleanze geopolitiche.

La Gran Bretagna vuole diventare la potenza economica e finanziaria d’eccellenza e di riferimento nel mondo, e lo sta facendo tessendo la tela degli affari con chi più conviene nel mondo e tenendo in vita l’ostilità ad esempio verso l’Europa tedesca, dando ampio respiro e soffiando sul fuoco delle sue opposizioni interne avvelenate e pronte per il referendum del prossimo 23 giugno. L’Europa tedesca continua a mettere barriere commerciali, sanzioni economiche e politiche a destra e a manca; rimane cioè chiusa e stretta, rigida come la Germania ed i tedeschi, nel proprio mercato sempre più chiuso e asfittico. Sembra avere scambiato l’alleanza con gli Stati Uniti con l’aver gettato la chiave dei commerci e dell’economia produttiva. Bisogna imparare in gran parte dalla pragmatica Gran Bretagna e cominciare a tessere strategie di lungo periodo che avvantaggino l’Italia e l’Italia in Europa, producendo ricchezza e non dispensandola malamente dall’alto come sta tuttora facendo la Bce nell’Europa disastrosa tedesca.


di Francesca Romana Fantetti