Veneto Banca, tutto apparecchiato?

sabato 19 dicembre 2015


19 dicembre, assemblea straordinaria dei soci di Veneto Banca: si vota la trasformazione in società per azioni, quotazione e aumento di capitale a 5 euro ad azione. Tutto apparentemente normale, ma a Montebelluna da due anni a questa parte tutto è “straordinario”. Nel 2014 si spinsero, Banca d’Italia in primis, a dimettersi il presidente e l’allora amministratore delegato Vincenzo Consoli (che rimase ma si degradò a Dg), che a luglio di quest’anno se ne è andato per permettere alla banca di evolversi senza che la mannaia della Banca centrale europea si abbattesse su Montebelluna.

Sulla Popolare Veneto Banca da anni sembrano esserci disegni mai interamente svelati. I vigilanti spinsero nel 2014 per un matrimonio con Vicenza e il presidente-padre-padrone della Popolare, Gianni Zonin, oggi dimesso, pose ben chiari i paletti: “Noi vi inglobiamo e tutto il vostro management va a casa...”, ovviamente con il benestare della Banca d’Italia che si è poi accorta quest’anno, dopo l’ispezione della Bce, che i valori patrimoniali della Vicenza non solo non erano in grado di assorbire Veneto Banca ma neanche di reggere loro stessi. Poi le dimissioni del loro Dg, Samuele Sorato, e tutto ciò che le cronache locali e nazionali hanno evidenziato.

Ora questa importante assemblea e tutto ci appare come se si fosse apparecchiato un tavolo per commensali sconosciuti pronti a fare di Veneto Banca un sol boccone. Ci pare troppo basso il prezzo fissato a cinque euro per l’aumento di capitale, perché i valori della banca sono ben più alti senza considerare che i guadagni dell’attività industriale del piano di sviluppo finanziario sembrano sottostimati e figli di una attività non solo di ordinaria amministrazione ma che non tengono conto di un valore interno fatto di uomini capaci che oggi sembrano “paralizzati”, o come quello di Bim altro asset che i vigilanti impongono di vendere...; asset che se adeguatamente sfruttato e valorizzato può rappresentare un miliardo di valore. Ci appaiono troppo serrati i tempi del processo Spa e soprattutto della quotazione, quando anche seguendo il termine imposto dal decreto governativo sulla riforma delle Popolari c’è tempo da vendere.

Poi non dimentichiamo la bufera che sta investendo il mondo del credito di Consob e Banca d’Italia come dello stesso Governo con le vicende riguardanti Banca Etruria, CariFerrara, Banca Marche e CariChieti con le attività che amministratori un po’ distratti, unite a funzioni di vigilanza lacunose, gettano un’ombra ancora più sinistra su questioni che dovrebbero essere di massima trasparenza e di assoluta chiarezza considerando che si parla del denaro di azionisti, che sono nella maggior parte dei casi piccoli correntisti che hanno riposto la massima fiducia nelle banche storiche del territorio cresciute insieme al sistema produttivo di piccole e medie imprese, di famiglie di risparmiatori che continuano da anni a pagare errori di altri.

Il Cda di Montebelluna ha una grande responsabilità nel disegnare il futuro e anche un solo euro di maggior valore delle azioni sono risorse importanti per chi ha da sempre riposto fiducia e dedizione nel proprio istituto. Non vanno neppure dimenticate le dimissioni recenti che si sono susseguite a Veneto Banca: il presidente Francesco Favotto, il consigliere Matteo Zoppas e da ultimo l’ex presidente di Unindustria Treviso, Alessandto Vardanega, che non accettò la presidenza vacante oggi ricoperta dal veronese Bolla. Perché tutto questo fuggi fuggi? In ultimo la lettera della Bce di cui ieri hanno scritto i giornali, primo Il Sole 24 Ore, “nel caso in cui non fosse approvata la trasformazione in società per azioni e conseguentemente non si procedesse all’aumento di capitale e alla quotazione in borsa” si renderebbe necessario adottare misure di vigilanza...”. Lettera ricevuta dal Consiglio di amministrazione il 9 dicembre scorso.

Ora tutti questi fatti non possono far pensare ad un percorso di assoluta limpidezza, forse è un percorso chiaro per chi sta da tempo in agguato per farsi il lauto pasto? Ci auguriamo che seppur nel rispetto delle regole a Montebelluna vinca il buon senso e il valore vero di una banca che viene dipinta come una cenerentola ma, come la favola insegna, cenerentola non è anche se matrigna e sorellastre così ce la dipingono. Un domani non ancora scritto da qualche parte si materializzerà ed allora i gufi saranno messi a tacere.


di Argo