Aprire alla Russia il negoziato euroamericano

giovedì 8 ottobre 2015


Gli Stati Uniti e dodici nazioni dell’Asia tra cui il Giappone hanno siglato lunedì scorso un accordo di libero commercio, il Trans-Pacific Partnership (Tpp). L’area dell’intesa riguarda il 40 per cento dell’economia mondiale.

L’accordo apre i mercati agricoli di Canada e Giappone e stabilisce regole comuni condivise su brevetti a protezione. Sicuramente va a costituire un blocco compatto atto a circoscrivere l’influenza economica della Cina. Altro accordo è quello che gli Stati Uniti stanno negoziando dal 2013 con l’Unione europea, si tratta di una partnership, la Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), la cui definizione va a rilento per le resistenze di alcuni Stati membri, tra cui la Germania. L’ultimo passaggio risale al gennaio di quest’anno, quando la Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica su un insieme di clausole previste dall’accordo.

La Transatlantic Trade and Investment Partnership è un’intesa sostanzialmente diretta a facilitare gli scambi economici tra l’Europa e gli Stati Uniti; si tratta di un sistema per far circolare più facilmente le merci senza le attuali barriere non tariffarie, cioè fatte di controlli e leggi che oggi ostacolano l’import-export delle merci in tutti i settori dell’economia, ciò fondamentalmente per le diverse normative che esistono in Europa e negli Usa. Si pensi al settore della produzione agricola e del cibo. Barack Obama sta puntando all’approvazione di questo accordo euroamericano, mirando ad uniformare le regole tra sistemi di produzione differenti. Si intendono mantenere gli standard richiesti in Europa, sia nel cibo che negli altri settori investiti dalle trattative, cioè in tema di controlli sulle filiere, di certificazione del Dop e dell’Igp, circa i sistemi di allevamento, in tema di ormoni nei mangimi, di utilizzo della chimica e di semi transgenici nei campi, di etichettature, tracciabilità, e di tutele ambientali. Oggetto delle trattative sono le norme che tutelano i consumatori su tali capitoli, ovvero la possibilità di rintracciare ciò che è contenuto nei cibi, e l’ utilizzo di pesticidi, la tutela delle tipicità e tutto ciò che riguarda la produzione agricola ed alimentare. Si tratta della creazione di un mercato integrato euroamericano che non ha considerato l’ipotesi di interpellare o ricomprendervi la Russia. Gli Stati Uniti stanno portando avanti, tuttora in corso, la trattativa per la creazione di due blocchi commerciali, uno ad est e l’altro ad ovest del pianeta, escludenti entrambi la Russia e la Cina.

L’Europa tedesca, su volere della Merkel, ha disposto le sanzioni errate alla Russia, e ne paghiamo ancora oggi tutti le conseguenze, Italia per prima. La crisi ucraina è originata con ogni probabilità dalla determinazione nella esclusione della Russia da parte degli Stati Uniti. L’incontro recente di Putin con Obama ha riaperto di fatto rapporti e “giochi”. Se la Merkel è stata penosa nell’aprire e chiudere la sua Germania alle invasioni migratorie, Obama è rimasto tanto impotente nel farvi fronte quanto potente nell’averle incardinate e scatenate. Le guerre oggi non si fanno più con le sole armi, ma a colpi di economie, di affari, di mercati economici. Le invasioni migratorie deprimono i mercati come il benessere, sono catastrofi che si abbattono violente sulle economie, prospere, misere o in difficoltà che siano. Oggi è necessario mandare segnali di apertura del mercato euroamericano a Putin e alla Russia. L’accordo euroamericano ne è la palestra, per cominciare ad esercitarsi in vista di effettivi accordi di libero scambio futuri che avranno maggiore successo rispetto a quello che ne sortirà oggi.

L’Italia, con l’amico italiano per eccellenza di Putin, Silvio Berlusconi, può posizionare strategicamente il nostro Paese quale possibile attuale “ponte” tra le due potenze economiche. Si tratta cioè di dare l’avvio al progetto di unione e di commercio globale comune, Euroasiatico.


di Francesca Romana Fantetti