Il futuro e le verità nascoste

giovedì 16 luglio 2015


Sul Corriere della Sera di martedì 14 luglio, Francesco Giavazzi e Alberto Alesina (nella foto) evidenziavano, diciamo così, la pericolosità della menzogna contabile di Stato. Hanno perfettamente ragione, noi lo scriviamo da lunghissimo tempo, con l’aggiunta che in Italia, l’arte dell’ipocrisia in politica è estesa alla maggior parte delle cose che attengono all’interesse collettivo.

La sintesi degli autorevoli economisti, in fondo, è la plastica testimonianza di una vasta aneddotica proverbiale, che va dalle bugie con le gambe corte ai nodi che, prima o poi, arrivano al pettine. Va da sé, infatti, che la vita, in senso lato, degli stati sia un po’ come quella delle persone, a fare i furbi si corre il rischio di incontrare qualcuno più furbo, più forte, più ipocrita che ci fa scontare con l’accuso tutte le millanterie. Condividiamo il pensiero di Alesina e Giavazzi sui greci, che pagano e purtroppo pagheranno caro il vergognoso stile dei governi e della classe dirigente degli anni passati.

Detto ciò, il focus per noi, dovrebbe per questo essere spostato sul nostro Paese, sia perché ci coinvolge nella pelle e nella quotidianità, sia perché il suo peso è enormemente maggiore nello scacchiere geopolitico-economico internazionale. In Italia la pratica dell’ipocrisia e dell’arte delle verità nascoste è coeva alla costituzione, nasce lì, infatti, la precondizione sociale ed economica che ha condotto il Paese a crescere storto. Nasce lì la cultura dell’assistenzialismo, la cultura del paga Pantalone, della distribuzione di posti, stipendi e incarichi pubblici, del fare favori anziché fare imprese, dello Stato mamma e papà.

Non è bastato Luigi Einaudi prima e il boom economico dopo, dei quindici anziché trenta gloriosi anni fra il 1955 e il 1970, per capire che altro avremmo potuto essere e altro saremmo stati, se in questo Paese la classe dirigente fosse stata meno bugiarda, ipocrita, cattocomunista e soprattutto più onesta e liberaldemocratica. A quegli anni sono seguite in Italia spartizioni di potere vergognose, moltiplicazioni di aziende pubbliche, enti e organismi, garanzie statali a gogò, salvataggi e privilegi a favore di questo e quello.

Una vera e propria sorta di socialismo reale sulle spalle del debito pubblico e di quella parte di privato sano che c’era e in misura minore ancora c’è. Insomma, un sistema storto e destinato, prima o poi, a soffrire per via della insostenibilità economica, perché non c’è crescita che tenga se i buchi che disperdono l’acqua aumentano più dell’acqua che entra per tanta che sia. Statalismo, ruberie, scandali, finanziamenti illeciti della politica, sono stati compensati dal debito e da un aumento progressivo delle tasse considerate, allora come ora, non una contribuzione allo sviluppo e al miglioramento del bene collettivo, ma più semplicemente una stanza di bilanciamento dei conti negativi.

È stato così che, lentamente ma progressivamente, l’arte della bugia e della verità nascosta ha iniziato ad amplificarsi in modo a dir poco vergognoso, fino ad esplodere in tutta la sua gravità con l’iniziazione all’Euro e ai suoi demenziali patti. Ci si passi l’estrema sintesi fatta, per poter arrivare ad oggi e al tema che Giavazzi ed Alesina hanno giustamente evidenziato. Europa, Euro e patti, nascono non solo germanocentrici, ma nascono sul mercato e per il mercato, questo luogo si sa, ha poco a che fare con la solidarietà e la fratellanza, il mercato è spietato, crudele, competitivo.

Proprio per queste sue caratteristiche è però in qualche modo democratico, guarda ai fondamentali che un Paese realmente possiede e non a quelli che fa finta di possedere, guarda ai numeri veri e non a quelli fasulli, premia l’intuito, la capacità e tende a ribellarsi ai condizionamenti antieconomici e centralisti. Insomma, il mercato in paradiso a dispetto dei Santi non ci manda nessuno. Altrettanto però sia chiaro, il mercato non è l’El Dorado, va regolato, governato, accompagnato con saggezza e capacità per fare sì che gli effetti positivi si spalmino e distribuiscano in modo socialmente equo, strutturalmente giusto, economicamente utile alla più parte delle società, a partire da quella meno strutturata.

Proprio per questo e qui veniamo al punto, onestà, verità, chiarezza e capacità dei governi, dei politici e della classe dirigente, diventano fondamentali, essenziali, determinanti più che mai, soprattutto in un contesto che vede l’Europa incatenata da una moneta ma non da una costituzione. La Grecia nel senso statuale, avrà mentito sul suo stato di salute, ma è stata la sola? L’unica pecora nera? Secondo noi no, a partire dal nostro Paese in tanti hanno finto e continuano a farlo.

A niente serve che i parlamentari approvino e inaspriscano leggi sul falso in bilancio, se poi ratificano in sede costituzionale numeri solo sulla carta o peggio presunti o ancora peggio chiaramente lontani dal vero. Per uscire fuori da un baratro come il nostro, serve la verità e secondo noi la nostra è molto diversa da quella che ci vogliono far credere, ecco perché dopo la Grecia l’attenzione sarà su di noi. Il debito cresce continuamente a suon di decine di miliardi e forse è maggiore dei numeri forniti, la spesa era e resta fuori controllo, per questo fior di commissari se ne sono andati, il peso del fisco con il quale demenzialmente e persecutoriamente si insegue il debito, è diventato ossessionante e sta spingendo la gente alla rivolta fiscale.

Ci sono poste ignote (derivati), poste puramente teoriche come quelle delle tasse, insomma una opacità pericolosissima, che non si risolve con lo zero virgola di crescita, con qualche annuncio, con il terrorismo delle cartelle fiscali a milioni di italiani, con la riduzione delle auto blu. Serve una operazione di verità, serve per la gente e per il futuro, serve una rivoluzione culturale costosissima che ci faccia passare dal socialismo reale alla liberaldemocrazia, serve il coraggio di tagliare l’albero storto e piantarne uno novo che possa crescere e fiorire. Senza tutto ciò seguiremo la Grecia e insieme a noi salterà l’Euro, ma delle due l’una o ci prepariamo alla sua fine e perbene , oppure la finiamo con le menzogne, la disonestà e le bugie di Stato.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca