Nuova occupazione, il punto dell’Eurofound

giovedì 16 luglio 2015


Flessibilità (non solo del lavoratore ma anche del datore), nuovi sviluppi sociali ed economici, modelli lavorativi e luoghi di lavoro non convenzionali, somministrazione di lavoro irregolare: così è cambiato il tradizionale rapporto “uno a uno” tra dipendente e datore; così in tutta Europa, da almeno 15 anni, sono emerse e poi si sono consolidate nuove forme di occupazione.

Il copyright della mappatura delle nuove, e non sempre virtuose, tendenze, è della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Con la flexsecuriy che appare sempre meno prioritaria nell’agenda Ue e in quella degli Stati membri, Eurofound suona l’allarme su almeno 9 tipi di nuova occupazione, sulla base di almeno 66 casi, e sui loro effetti sulle condizioni e il mercato del lavoro, studiati dal 2000 a oggi. Codatorialità: un singolo lavoratore è assunto congiuntamente da un gruppo di datori di lavoro per soddisfare le esigenze di risorse umane di più imprese, forma di lavoro che si traduce in un’occupazione permanente a tempo pieno per il lavoratore.

Lavoro ripartito: il datore assume due o più lavoratori per occupare congiuntamente una posizione specifica, combinando due o più lavori a tempo parziale per garantire la prestazione lavorativa a tempo pieno. Gestione temporanea: esperti altamente qualificati sono assunti a tempo determinato per un progetto specifico o per risolvere un determinato problema, integrando in tal modo le capacità esterne di gestione nell’organizzazione del lavoro. Lavoro occasionale: un datore di lavoro non è obbligato a fornire regolarmente lavoro al lavoratore, ma ha la flessibilità di avvalersi delle sue prestazioni all’occorrenza.

Telelavoro mobile: i lavoratori possono svolgere il loro lavoro da qualunque posto in qualsiasi momento, grazie alle moderne tecnologie. Lavoro tramite voucher: si basa sul pagamento dei servizi attraverso un voucher acquistato da un ente autorizzato che copre sia la retribuzione che i contributi della previdenza sociale. Lavoro su portafoglio: un lavoratore autonomo lavora per un ampio numero di clienti, svolgendo lavori su piccola scala per ciascuno di essi. Lavoro collettivo: una piattaforma online mette in contatto datori di lavoro e lavoratori, spesso prevedendo la suddivisione e la ripartizione di compiti più vasti tra una “nuvola virtuale” di lavoratori.

Lavoro collaborativo: lavoratori freelance, autonomi o microimprese collaborano in qualche modo per superare le limitazioni poste dalle dimensioni e dall’isolamento professionale. Queste nuove forme di occupazione, rileva Eurofound, hanno una serie molto ampia di ripercussioni sulle condizioni di lavoro e sul mercato del lavoro. Codatorialità, lavoro ripartito e gestione temporanea “sembrano offrire condizioni di lavoro vantaggiose perché combinano una maggiore flessibilità per i lavoratori con un buon livello di sicurezza del posto di lavoro”. Il telelavoro mobile “offre una certa flessibilità, autonomia e possibilità di autoaffermazione, ma espone anche al rischio di intensificazione del lavoro, livelli di stress più elevati, aumento delle ore di lavoro e confini meno netti tra lavoro e vita privata”.

Inoltre, “può anche affidare ai lavoratori le tradizionali responsabilità del datore di lavoro, come la tutela della salute e della sicurezza”. Il lavoro freelance, il lavoro autonomo, il lavoro su portafoglio, il lavoro collettivo e il lavoro collaborativo “possono arricchire il contenuto del lavoro con la diversificazione”. Il lavoro tramite voucher “comporta una certa precarietà occupazionale, l’isolamento sociale e professionale e un accesso limitato alle misure relative alle risorse umane e alle opportunità di carriera, ma offre ai lavoratori la possibilità di lavorare legalmente, una maggiore protezione sociale e forse una retribuzione migliore”. Il lavoro occasionale “è caratterizzato da reddito basso, precarietà del lavoro, scarsa protezione sociale e accesso scarso o nullo alle indennità delle risorse umane”.

Il suo elevato livello di flessibilità “potrebbe essere vantaggioso per alcuni lavoratori, ma la maggior parte di loro lo reputa eccessivo e preferirebbe una maggiore continuità”. Secondo Eurofound, le forme che sembrano essere più vantaggiose per il mercato del lavoro sono la codatorialità, il lavoro ripartito e la gestione temporanea, mentre il lavoro occasionale è con ogni probabilità il meno vantaggioso. Tutte le nuove forme di occupazione hanno il potenziale di favorire l’integrazione nel mercato del lavoro di gruppi specifici di lavoratori, “ma le loro potenzialità di creare posti di lavoro sono piuttosto limitate”.

Se la maggior parte di queste forme di occupazione contribuisce all’innovazione del mercato del lavoro e lo rende più attraente sia per i datori di lavoro che per una più vasta gamma di potenziali lavoratori, “esiste il rischio di una segmentazione del mercato del lavoro, in particolare da parte del lavoro occasionale e del lavoro tramite voucher, se il risultato è una diffusa accettazione di lavori frammentati che sono strettamente legati a un reddito basso e a una protezione sociale limitata”.

Ecco perché diventa “necessario”, per Eurofound, creare delle reti di sicurezza per alcune delle nuove forme di occupazione, come il lavoro occasionale, ma in parte anche per il telelavoro mobile e il lavoro collettivo, e trovare un equilibrio - con una legge o un accordo collettivo - tra la protezione dei lavoratori e le esigenze dei datori di lavoro. La discussione e il confronto politico sulle nuove forme di occupazione, osserva la ricerca, dovrebbe interessare non solo le aree specifiche del lavoro e della protezione sociale, ma anche altri settori, tra cui lo sviluppo regionale, settoriale e delle imprese.


di Pierpaolo Arzilla