Il bidone del secolo

giovedì 9 luglio 2015


Bisognerebbe prendere quei quattro tromboni scellerati e ipocriti che ci hanno imposto l’Euro e spedirli in catene alla Caienna (se ci fosse), altro che chiacchiere. Solo a ripensare alle idiozie che dissero presentando il miracolo della moneta unica e tutte le felicità che avrebbe portato, viene una rabbia da rivoluzione. L’Euro è stato il più grande imbroglio politico del secolo e se oggi ognuno avesse mantenuto la propria sovranità monetaria, tutto sarebbe stato diverso, a partire dalla nostra “liretta”.

Ci hanno incatenati a tale punto che basta la Grecia a trascinare negli abissi tutti, ovviamente tranne la Germania, che se la ride dei fessi che hanno abboccato all’imbroglio. Dove sta il benessere e la stabilità se solo in questi giorni sui mercati sono stati bruciati centinaia di miliardi di Euro e vanificati anni di sacrifici e rinunce. Dove sta la ricchezza da Euro se, tranne che in Germania, è aumentato ovunque debito, disoccupazione, peso fiscale? Dove sta la solidarietà se ognuno tira a fottere l’altro? È ora di finirla con gli eurofanatici da riporto e con l’informazione servile e complice che ha suggestionato un continente intero, per favorire i peggiori speculatori della storia.

Le singole sovranità di una volta e le singole monete, hanno affrontato e superato guerre mondiali, shock petroliferi, depressioni terrificanti, viceversa sono bastati i subprime e l’Euro, ci ha trascinati all’inferno, questa è la realtà. Siamo nelle mani della Bce che è nelle mani della Merkel, che è nelle mani dei poteri tedeschi e di quelli forti e proprio per questo siamo finiti in gabbia ed è bastata la Grecia ad affossare le Borse mondiali, altro che stabilità, unione e riforme. Ma cosa riformiamo se continuando così arriveremo alla rivoluzione? Siamo di fronte alla peggiore spartizione della ricchezza della storia e da quando c’è l’Euro valanghe di miliardi si concentrano sempre più in poche mani, in pochi gruppi, in poche finanziarie, lasciando nella disperazione e nei sacrifici il resto d’Europa.

Altro che ideali, libertà e fratellanza, ce c’è una cosa che ci ha divisi, messi l’uno contro l’altro, resi antagonisti è stato l’Euro. È ora di smetterla con l’ipocrisia del tipo: “Se non ci fosse stato l’Euro, come saremmo stati?” Saremmo stati come stavamo negli anni novanta, cioè molto meglio e soprattutto padroni della nostra terra. Dobbiamo farci sentire, o si cambiano i Trattati zittendo la Germania che fino ad ora ci si è arricchita a dismisura, oppure dovrà essere referendum ovunque. Noi non siamo rivoluzionari ma persino il Pontefice ha detto che la fede è rivoluzionaria e la nostra fede è giustizia, libertà, onestà, tutto ciò che l’Euro ha negato a decine di milioni di persone che in Europa soffrono, cercano lavoro e si disperano per le tasse e per l’austerità. Insomma, bisogna cambiare, mandare a casa chi ci ha ridotti così, perché con i nostri voti ci siamo fatti ridurre così da quattro cialtroni, sbruffoni, ipocriti, sottocolti e disonesti.

L’Euro e il suo Patto si sono dimostrati la confraternita del potere contro la gente, la democrazia e la volontà popolare, dunque svegliamoci e tutto potrà cambiare. A tale proposito e per concludere, secondo voi in Italia, Monti , Letta e da ultimo il giocoliere fiorentino Renzi, hanno lavorato per aiutare la gente, gli italiani, per ridurre i loro sacrifici, o per piegarsi a favore delle banche, della Germania, dell’Europa dei potenti? Rispondetevi cari amici e prima che sia tardi siate conseguenti, perché di poco si vive ma di niente si muore, in fondo la Grecia è solo uno dei tanti esempi di questa pessima storia.

Post scriptum, un consiglio, se vi capitasse in televisione di incrociare Filippo Taddei, il “grande” consigliere economico di Renzi, cambiate canale. Il professore è molto irritabile e permaloso, per questo se incalzato si innervosisce, affastella le parole, ingoiando vocali e consonanti con fremiti maxillo facciali tali da renderlo inintelligibile e i discorsi cha fa sulla Grecia, sull’Italia e sull’Europa diventano insopportabili proprio come quelli del suo capo.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca