Crac delle banche a carico dei clienti

sabato 9 maggio 2015


Con una direttiva dall’Europa unita del 2014, sotto la voce quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento si è stabilito che, dal primo gennaio 2015, quando una banca farà crac, cioè fallirà, “grazie” al cosiddetto bail in, ossia la conversione del debito in azioni o la sua svalutazione, le perdite verranno imputate agli azionisti e ai creditori della banca, cioè ai clienti della banca medesima. Quando una banca fallirà, i costi saranno sostenuti in primo luogo dagli azionisti e dai creditori della banca - da to bail in, cautelarsi, garantirsi - e dopo verranno coperti da un fondo di risoluzione. I depositi di persone fisiche o di piccole e medie imprese non rientrano in tale disposizione, nel senso che occupano l’ultimo posto nella procedura di bail in.

I depositi dei privati cittadini e delle piccole e medie imprese fino a centomila euro saranno “salvi” e “protetti” dal sistema di garanzia dei depositi. Gli altri tipi di passività esclusi in via permanente dal bail in sono i depositi protetti e le obbligazioni garantite.

Solo dopo essere state imputate agli azionisti e ai creditori di una banca perdite per almeno l’8 per cento delle passività totali della banca stessa si farà ricorso al fondo di risoluzione. E in alcuni casi di eccezionale gravità sarà possibile anche fare ricorso al sostegno pubblico sotto forma di strumenti governativi di stabilizzazione subito dopo il bail in dell'8 per cento.

È recente la dichiarazione di fallimento del Banco de Madrid che, controllato della banca privada di Andorra, è fallito per il “forte deterioramento della posizione finanziaria a seguito dei prelievi effettuati dalla clientela”. Il caso è nato dalle accuse di riciclaggio rivolte dagli Stati Uniti alla banca controllante, accusata di riciclare denaro per conto di clienti russi e cinesi e di una compagnia petrolifera del Venezuela. La banca è fallita e la Spagna ha dato applicazione alle nuove norme europee, garantendo la copertura assicurativa ai depositi della clientela fino ai centomila euro. I conti correnti della banca con depositi superiori sono stati gestiti dai commissari liquidatori al fine di risarcire i creditori.

In precedenza, la banca Hypo Alpe Adria, istituto della Carinzia nazionalizzato nel 2009 per far fronte agli ammanchi accumulati per prestiti ai Balcani, ha visto il governo austriaco non intervenire una volta scoperti buchi per 7,6 miliardi, aggiuntisi ai precedenti 5,5 miliardi nei conti della bad bank Heta. L’autorità di vigilanza austriaca ha disposto la moratoria dei debiti in capo ad Heta in attesa dell’entrata in vigore nel 2016 della Direttiva europea. Tale decisione dell’Austria di non correre in aiuto alla bad bank sta tuttora producendo un effetto domino sull’intero sistema finanziario europeo, provocando revisioni al ribasso dei rating e perdite in Austria e in Germania. Tra le banche esposte ad Heta ci sono infatti anche Dexia Kommunalbank Deutschland, divisione tedesca di Dexia e anche Deutsche Pfandbriefbank.

Dopo la Grecia c’è adesso quindi anche la Carinzia, che potrebbe dare l’avvio ad un effetto a catena, dall’Austria alla Germania, sino a coinvolgere l’Europa, analogamente a quanto già innescato da Lehman Brothers nel 2008. Secondo l’ultima rilevazione dell’Abi, sono 185,5 i miliardi di sofferenze delle banche conseguiti alla crisi, venticinque in più rispetto al 2014. Se in tale cifra si comprendono i cosiddetti crediti deteriorati, ovvero anche gli incagli e i crediti morosi, si arriva a 350 miliardi di sofferenze.

Il sistema bancario presenta cioè notevoli zone d’ombra e il rischio di banche disinvolte o gestite male, si pensi al Monte dei Paschi di Siena, è effettivo. Un cliente che rientri nella procedura qui descritta pensa davvero che la banca che si trovi in quello stato di insolvenza gli dia tutto e subito quanto richiesto?


di Francesca Romana Fantetti