Def, no tasse no tagli? È scherzi a parte!

giovedì 9 aprile 2015


In un’Italia sempre più pervasa da dubbi ed incertezze, confusione e preoccupazione, rinunce e sacrifici, Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan come fossero Castore e Polluce, l’oracolo di Delfi e la Sibilla cumana, annunciano le solite telepromozioni di pre-saldi estivi. I due, del resto, sono noti alle cronache per i clamorosi sbagli previsionali che da più di un anno inanellano consecutivamente. D’altra parte gli stessi profeti a cui per esclusivo commento storico li abbiamo accostati, spesso presagivano disastri e sconfitte.

Commentare l’elenco dei dati forniti per il prossimo futuro economico del Paese è più imbarazzante che difficile, non solo per l’immancabile divaricazione con quelli ufficiali dell’Istat ma per quell’elementare buon senso che fa dell’economia una materia vissuta sulla propria pelle da tutti gli italiani. Infatti, se oggi bussassimo casa per casa, da nord a sud, da est ad ovest, praticamente in un italico decumano, i cittadini aprendo l’uscio per rispondere alla domanda: “Più tasse o meno tasse, più soldi o meno soldi in tasca?” imprecherebbero l’antica vulgata: “Piove governo ladro!”.

Insistere che sia stata fatta la maggiore riduzione fiscale della storia in un Paese terrorizzato e perseguitato da Equitalia, ossessionato dalle continue scadenze, dagli aumenti delle addizionali, dalle rapine dell’Imu e Tasi, dall’insaziabile voracità impositiva degli enti locali è non solo irritante, ma a questo punto, davvero pericoloso; vista la rabbia e l’esasperazione della gente. La barzelletta degli ottanta euro non solo, com’era ovvio, non è servita ad altro se non a portare voti al premier ma ha creato un’intollerabile discriminazione fra i cittadini ed un buco di bilancio corretto poi con nuove tasse per tutti. Sarebbe dunque una semplice questione di pudore smetterla di magnificarla, soprattutto da parte di tutte quelle figurine che il premier manda nei talk-show a ripetere a memoria il compitino per evitare di essere sculacciati e puniti. Gli ottanta euro sono stati un regalino elettorale, una sorta di “panem et circenses”, di cui il presidente del Consiglio è piuttosto esperto, per suggestionare a suo favore qualche milione di italiani, facendogli dire: “Meglio che niente”. Siccome però le bugie hanno le gambe corte, oggi, anche quel pezzo d’Italia ha capito l’imbroglio rendendosi conto che incassava ottanta per restituire in altra forma cento, se basta.

Come con Mario Monti ed Enrico Letta, con Renzi le tasse sono aumentate, punto; non esistono chiacchiere di sorta. Non solo, per mettere a bilancio più attivi possibili si è spinta Equitalia a massacrare tutti di cartelle visto che gli importi di queste, indipendentemente dall’esito finale, vengono considerati sopravvenienze attive alla faccia delle regole contabili. Poco importa allo Stato ed al fisco amico se una valanga di cartelle vanno in contenzioso perché sbagliate, illegittime, viziate o prescritte, loro inviano la letterina verde e basta; se ne infischiano dell’esito, gli interessa terrorizzare e fare i bravi quando citano le cifre, poco conta se dietro c’è l’errore o l’orrore e la disperazione dei contribuenti obbligati a dimostrare le ragioni del contrario.

Come se non bastasse hanno nominato illegalmente, alla faccia della legge e della costituzione, centinaia di dirigenti strapagati per firmare ingiunzioni e pignoramenti, accertamenti ed esecuzioni, per trovare, insomma, il modo di pagargli gli stipendi sulla pelle degli italiani. Per questo, alla fine della fiera, non solo le previsioni sul Def sono una presa in giro campate in aria che basta un nulla per stroncarle, ma il problema delle tasse, della pacificazione fiscale e della riduzione impositiva è, e resta, il cancro del Paese; una metastasi che sta devastando economia, commercio, consumi, investimenti e soprattutto la testa e la vita dei cittadini. Ma il peggio è che siamo alle strette, basta parlare con i commercialisti, con il Caf, con gli addetti ai lavori o con i ragionieri per capire quanto sia vicina la rivolta dei contribuenti.

I due oracoli dovrebbero capire che anziché trattare con Piero Fassino ed i comuni, visto che gli enti locali sono una delle origini delle vergogne, degli sperperi, delle dissipazioni, delle ruberie e della mala gestione, dovrebbero farlo con la gente trovando il modo di alleviarla e sollevarla dal massacro fiscale che subisce. Cari signori, se vogliamo ripartire, guardare avanti e provare a rimettere in moto il Paese servono gli italiani, servono decine di milioni di persone da riportare alla fiducia, alla voglia di fare e di credere, delle due l’una, o si fa una pacificazione fiscale totale e si ricomincia sul pulito e in sintonia o sarà il collasso e la rivolta popolare… “Tertium non datur”.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca