Veneto Banca, la verità al più presto

venerdì 27 febbraio 2015


La vicenda di Veneto Banca che getta sconforto nelle migliaia di azionisti e nel mondo economico in generale, ha bisogno di risultati rapidi. Banca d’Italia ha agito nel solco tracciato ancora un anno e mezzo fa, una “Guerra” che trovò nell’assemblea dell’aprile scorso il suo apice con le dimissioni dell’allora presidente Flavio Trinca e il passo indietro di Vincenzo Consoli da Ad a direttore generale. L’assemblea decretò la continuità con Consoli osannato dai soci che vedevano nell’organo di vigilanza un “avversario” che voleva porre limiti all’autonomia dell’istituto spingendo per un’aggregazione con Popolare Vicenza, un matrimonio impossibile fra vicine troppo simili e con sovrapposizioni di sportelli e correntisti ma anche diffuse sul territorio nazionale Popolare Vicenza con Banca Nuova fino in Sicilia e Veneto Banca con Apulia lungo la dorsale adriatica, oltre i territori naturali delle origini.

Oggi si evidenzia che molti correntisti affidati sono soci, un segreto di pulcinella… tutti sanno che i soci delle popolari spesso sono correntisti, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e famiglie che vedono nella loro banca un alleato per i loro progetti. Cercare di dimostrare che ci fosse “un obbligo di comprare azioni se si chiedeva un prestito” ci appare impossibile. Si dovrebbero mettere sul banco degli imputati tutte le popolari, che “devono accettare il decreto governativo, diventare Spa, uscire dal localismo clientelare…”, come dichiara sul Corriere il direttore di Banca d’Italia Salvatore Rossi, la battaglia dell’organo di vigilanza non è finita, non è stato sufficiente il passo indietro di Consoli, doveva essere azzerato il vertice al completo, certamente se gli atti delle ispezioni, profonde è giusto ricordarlo, doverose ma per molti più “attente” che in altri istituti, hanno prodotto risultati che hanno avuto l’obbligo dell’azione della Procura, saranno particolarmente gravi.

Ecco perché serve velocità per la tutela dell’immagine della banca, dei soci, dei correntisti, dei dipendenti e degli inquisiti, che hanno il diritto di difendersi e combattere perché la verità si affermi, innocenti o colpevoli che siano, per ora sono in corso indagini e perquisizioni come quelle nelle case dei nomi altisonanti di 17 soci importanti, ci sono decine di migliaia di famiglie che sono l’80% degli impieghi tutti sotto la soglia dei 250mila euro, coerenti con lo spirito mutualistico delle popolari. Trasformiamole pure, ma non snaturiamo la loro missione, quella che ha contribuito a fare grande il nostro Paese.


di Federico Tassinari