Derivati: il bunker del... silenzio

sabato 7 febbraio 2015


Giovedì sera da Michele Santoro su “La7”, Barbara Palombelli ha sollevato un problema che noi segnaliamo e scriviamo da tempo, quello dei derivati. La cosa non solo è grossa, ma lo è ancora di più di quanto non abbia evidenziato la giornalista parlando dell’“affaire Monte dei Paschi”. Il Monte dei Paschi tanto per ricordare, è quella banca a cui l’autorevole sconfitto per la corsa al Quirinale, Giuliano Amato, si rivolgeva confidenzialmente per auspicare una sponsorizzazione del circolo di tennis di Orbetello. Sul gruppo senese, che a quanto si legge ne ha combinate tante, a suo tempo intervenne il senatore Mario Monti, allora Presidente del Consiglio per grazia ricevuta, con un salvataggio di 4 miliardi di euro pubblici, cioè nostri, per tappare un buco nato proprio da speculazioni sui derivati. Come giustamente diceva la Palombelli, non solo quel sacrificio… non è servito a niente, perché Mps sta peggio di prima, ma intorno all’affaire è sceso un velo di silenzio ed ipocrisia che francamente è insopportabile ed inspiegabile.

I derivati sono l’alfiere della cosiddetta finanza virtuale, quella che da quando è nata (la stessa incolpevole ideatrice madame Nicole El Karoui lo riconosce), ha cambiato i mercati finanziari. Si tratta di scommesse, magari fossero solo nobili cambiali come dice la Palombelli, sono scommesse su tutto, sui crediti, sui debiti e sulla solvibilità di mutui immobiliari, che vengono girate, comprate e vendute a raffica per generare una liquidità supposta, cioè virtuale. Come se non bastasse, per la legge del moltiplicatore keynesiano, questi subprime, perché i derivati sono anche questo, passando di banca in banca, di fondo in fondo, di rischio in rischio si amplificano e cioè aumentano la massa monetaria virtuale in movimento fino a raggiungere cifre da capogiro con il risultato finale che, se il primo contraente buca l’impegno, il default complessivo è gigantesco proprio perché somma di tutti i passaggi effettuati da una mano all’altra. Ma il guaio peggiore nasce dal fatto che spesso il prestito iniziale viene concesso a rischio cioè senza particolari garanzie di base, per questo parliamo di scommesse, e l’operazione nel suo complesso diventa tossica, pericolosa, in grado di infettare di passaggio in passaggio mezzo mondo. Insomma, un virus letale che si chiama finanza virtuale.

Bene, finita questa grossolana descrizione che abbiamo fatto per spiegare in qualche modo come funziona la roulette dei derivati, in Italia (Mps a parte) enti locali, comuni, province e regioni, affiancati da istituti ad hoc, hanno giocato sui mercati a mani basse con queste bombe a mano a scoppio ritardato. Il risultato di queste speculazioni che pendono sulla nostra testa, perché il giocatore primigenio è un ente pubblico, sembra che sia non di qualche miliardo o decine di miliardi di euro ma, addirittura, di cento o duecento miliardi di euro che ballano e che nei fatti non sono altro che debito in capo ai conti pubblici. Su questa enorme partita siamo concordi con la Palombelli, si può giocare il botto del nostro bilancio, eppure il mistero, l’insabbiamento delle cifre reali, il depistaggio sull’argomento è pane quotidiano e sarebbe ora che il Paese sapesse la verità e soprattutto la quantità della posta in gioco. Infatti nessuno degli organi preposti (Bankitalia, Consob, Mef e Corte dei Conti) ha mai fatto un elenco, una relazione puntuale o una descrizione cifrata di come e quanto gli enti locali, e chi altri, abbiano in corso operazioni derivate. Dunque, anche secondo noi c’è un fantasma chiuso nel bunker del silenzio che se uscisse potrebbe annichilire tutto e tutti, gettandoci in default.

Sulle cambiali poi, solo per rispondere alla Palombelli, possiamo dire che è vero che sono in qualche modo accostabili ai derivati ma con un’enorme differenza, con le cambiali i nostri nonni e padri, che erano persone serie, ci hanno costruito l’Italia del boom, con i derivati gli speculatori e gli incoscienti la stanno distruggendo. Se ne parli prima che sia troppo tardi, altro che futuro di crescita e ripresa, di cui tanto ci parlano!


di Elide Rossi e Alfredo Mosca