Ue: prendere tempo, ricontrattare regole

mercoledì 8 ottobre 2014


Ci sarebbe da fare la riforma della giustizia, quella del lavoro e la spending review, e probabilmente non basterebbe neanche all’Europa; in ogni caso, prima di tutto, ci sarebbero da abbassare le tasse, e allentare la pressione fiscale. Invece niente, si continua con l’aberrante tassazione. Il 16 ottobre p.v. noi italiani saremo tenuti a pagare ancora tasse, sulla casa precisamente, con cui lo Stato ci colpisce e affonda, come a battaglia navale. Si è giunti sino al punto in cui alcuni italiani, pur di sottrarsi a un obbligo che non riescono più ad adempiere, regalano (regalano) la propria abitazione allo Stato, altri la abbattono addirittura, così il fisco non può pretendere niente.

Qualche mese fa gli imprenditori eliminavano il tetto dei loro capannoni per dichiararli inagibili in modo da non dovere pagare il salasso di tasse, oggi si è arrivati ai proprietari di casa che diventano “senzatetto” pur di non avere la tassazione. Ma non si sta esagerando? E poi perché? Per versare nelle casse dello Stato e pagare tutta una pubblica amministrazione che non funziona, compresa la politica? I soldi di questa esosa, maledetta tassazione non vanno infatti a creare e dare lavoro (altro che articolo 18, qui manca il lavoro) o alla produzione, ma si infognano nel pagamento dell’apparato pubblico e nel debito pubblico, errore gravissimo di politica economica sbagliata.

Non si finanzia il debito di uno Stato con le tasse dei suoi cittadini, perché i soldi spremuti finiscono, anzi sono già finiti. E in tutto questo, bene che vada, Renzi ci fa vedere che riuscirà a fare passare, con l’ennesima fiducia al governo (è il governo delle fiducie), una legge delega che poi richiederà mesi e mesi per l’attuazione. Renzi non sta pensando né all’Italia né all’Europa, sta pensando a farsi eleggere quando si andrà a votare. Ogni mossa, meglio, ogni enunciazione, è proiettata all’unica cosa che lo interessa, non sapendo fare altro, cioè il consenso elettorale, rimanere in sella, cercare di non cadere, avere voti per sé. Cosa sono d’altra parte gli ottanta euro, o l’enunciata altra boiata del Trf, o ancora l’altra enunciazione della stabilizzazione dei precari, se non pensare alle elezioni, precisamente alla propria elezione.

Quello che stupisce è Berlusconi. Perché non cede il partito a Brunetta ad esempio, perché non lavora al futuro della sua forza politica? Oggi sta lavorando per Renzi, forse pensando di farlo per l’Italia ma per il Paese dovrebbe invece correre a “smazzare le carte” e “fare saltare il banco”, non aiutare chi, nei fatti, non riesce a fare, a danno di tutti noi. L’unica è che si vada a votare al più presto e si cambi. Ogni giorno che passa è una perdita di tempo. Oltretutto tempo prezioso. Dopo infatti il mancato rispetto dei vincoli di bilancio da parte della Francia, contro la quale verrà avviata dalla Commissione europea la procedura di infrazione per “seria inosservanza” delle regole dell’Unione, si avrà per la prima volta nella storia d’Europa l’Unione che chiede formalmente ad uno Stato membro – la Francia per ora – di modificare la bozza di legge di bilancio. Ricordo qui che tali regole sono state avallate, grazie al governo Monti designato da Napolitano, e dal Parlamento italiano in cui sedevano la destra, la sinistra, i cinque stelle e la lega, insomma tutti i movimenti politici italiani.

Chi è causa del suo male pianga se stesso, si potrebbe dire. Facendo tuttavia parte di questo Paese, e volendogli bene nonostante tutto e tutti, si suggerisce qui da tempo di andare a ricontrattare velocemente le regole scelleratamente siglate e ratificate per parte italiana e, eccependo l’illegittimità del fiscal compact così come dei Regolamenti che, a cominciare dal 1997, hanno sviato la vera natura, funzione e progetto dell’Unione tutta, porre la questione della necessità della ricontrattazione delle regole medesime. E’ opportuno ricordare che i Trattati europei non hanno mai inteso strozzare nè immiserire gli Stati membri, anzi, sono e sono sempre stati in funzione della loro crescita e benessere, da modulare nel tempo in modo da averli, renderli possibili.

La nefasta, erronea deviazione che dal 1997 ha preso, da quindici anni a questa parte, l’Unione europea, deve essere oggi, cioè nel momento in cui si tocca con mano la distruzione cui ha condotto gli Stati firmatari, corretta. Forse nuove elezioni politiche, possibilmente democratiche e con governi non cooptati (da Napolitano), possono ritardare il precipitare della situazione italiana e fare prendere tempo al nostro Paese, tempo utile a porre subito la questione fondamentale all’Europa, che è duplice: prima gli investimenti e l’immissione di denaro in Italia da parte dell’Europa, e, contestualmente, la ridefinizione delle regole - intollerabili quanto inosservabili - da parte degli Stati membri, stante l’illegittimità dei Regolamenti e dell’autoproclamatosi Trattato fiscal compact. Ci va Renzi a dirlo, o neanche questo? Poi però, quando ci sarà un po’ più tempo,

pensiamola e istituiamola la responsabilità e l’obbligo di risarcimento in capo a chi fa fare scelte errate di politica, non solo economica al Paese, perché è utile, anche a far sì che, dovendone rispondere, se ne facciano meno.


di Francesca Romana Fantetti