E l’Unione taglia le stime per l’Italia

mercoledì 26 febbraio 2014


Ripresa lenta, Pil rivisto al ribasso e disoccupazione che peggiora ancora. Ma previsioni sul deficit che migliorano grazie al calo dello spread. Sono le stime economiche per l’Italia della Commissione europea. Ma il commissario agli Affari economici Olli Rehn si dice “fiducioso che il nuovo governo rispetterà gli impegni presi”, indicando la necessità di uno sforzo maggiore per il calo del debito pubblico per continuare sulla strada del risanamento. Per il ministero dell’Economia italiano, le stime Ue “sottolineano la necessità di azioni volte a stimolare la crescita e al tempo stesso a mettere sul piano della discesa il debito pubblico. Al perseguimento di questi risultati contribuiranno il processo di privatizzazioni già avviato e l’intera azione di riforme cui si accinge il Governo”.

Il nuovo ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, “è autore di molti rapporti su crescita e riforme strutturali e sa cosa fare in Italia per rilanciare la crescita – ha detto il commissario agli Affari economici, Olli Rehn – Sono ansioso di lavorare col nuovo Governo per creare lavoro e liberare il potenziale del Paese”.

Il rapporto deficit/Pil dell’Italia nelle stime dell’Ue “nel 2013 non supera la soglia del 3% prevista dai trattati europei, mentre per il 2014 è stimato a 2,6% - valore inferiore alle precedenti stime della stessa commissione (2,7%) e più vicino alle stime formulate dall'Italia (2,5%)”. È il commento del ministero dell’Economia che sottolinea anche il calo del debito rispetto alle precedenti stime (da 134 a 133,7%), “per effetto anche della riduzione del rischio-Paese. “Una lenta ripresa” in Italia nel 2014 c’è, grazie a domanda esterna e attività industriale, ma è più debole del previsto: la Commissione Ue rivede al ribasso la stima del Pil di novembre e da +0,7% la aggiorna a +0,6%. Più bassa anche quella del 2013: a novembre era - 1,8 e oggi è rivista a -1,9%. Nel 2015 resta invece stabile la previsione a +1,2%. Nelle previsioni d’inverno Ue, invece, la crescita nell’Eurozona tornerà positiva nel 2014 e si rafforzerà nel 2015. A fronte di un calo del Pil nel 2013 (-0,4%), l’Eurozona segnerà +1,2% nel 2014 e +1,8% nel 2015 (con una revisione di +0,1 punti rispetto alle previsioni d'autunno). Più marcati i dati Ue-28, rispettivamente +1,5% e +2,0%. Migliorano le stime Ue sul deficit per l’Italia: 2,6% quest’anno e 2,2% nel 2015, con il 2013 che chiude a 3%. A novembre il disavanzo 2014 era dato al 2,7%. “I conti beneficiano del calo di spread e interessi sul debito”, scrive L'Ue. Migliora anche l’aggiustamento strutturale ma “a politiche invariate” peggiora nel 2015.

Peggiorano le stime Ue sulla disoccupazione in Italia, che quest’anno sale a 12,6% e nel 2015 a 12,4% grazie “all’economia che si rafforza”. A novembre Bruxelles prevedeva rispettivamente 12,4% e 12,1%. “Con condizioni del mercato del lavoro ancora difficili, i consumi privati crescono solo marginalmente”, scrive la Commissione Ue. Anche nell’Eurozona la disoccupazione resterà alta nel 2014 (12% dal 12,1% del 2013), ma registrerà un calo più marcato nel 2015 arrivando all’11,7%. “Dopo aver incorporato 1,6% di pagamento dei debiti PA e 0,5% di privatizzazioni, il debito raggiunge il picco nel 2014 vicino al 133,7% e poi scende leggermente nel 2015 (132,4%) grazie a un avanzo primario più ampio e alla crescita del Pil”, scrive la Commissione nelle stime economiche per l’Italia.

L’inflazione nell’Eurozona sarà “sommessa” nel 2014. È indicata a +1,0% nelle previsioni di inverno. Nel 2013 la crescita dei prezzi è data a +1,4%. Per il 2015 è previsto il ritorno a +1,3%. Nella Ue-28, a fronte di un’inflazione a +1,5% nel 2013, è prevista la contrazione a +1,2% nel 2014 e ritorno a +1,5% nel 2015. Nella previsioni si sottolinea che in Ue c’è “un rischio di bassa crescita prolungata”. Il principale fattore per la crescita a medio termine “sarebbe lo stallo o la parziale messa in atto” delle riforme, che verrebbe “esacerbato” da un’inflazione che resti bassa o da una riduzione più lenta della frammentazione finanziaria.


di Giorgio Alfieri