Bonifici dall’estero, ritenuta vessatoria

giovedì 20 febbraio 2014


Il fisco italiano non è molto "garantista", e non lo scopriamo certo oggi: le violazioni dello statuto del contribuente sono sistematiche, il ricorso a forme d'accertamento presuntivo è generalizzato, l'Agenzia delle Entrate gode di poteri sempre più ampi e i diritti di difesa nel contenzioso tributario sono, per dirla nel modo più neutro possibile, compressi. Eppure l'introduzione di una ritenuta automatica del 20% sui bonifici ricevuti dall'estero è sorprendente persino alla luce dei mediocri standard del nostro Paese.

La misura – introdotta nell'agosto scorso, dettagliata dall'Agenzia delle entrate a dicembre (PDF) ma in vigore solo da alcuni giorni – prende le mosse da un'esigenza astrattamente comprensibile: quella di uniformare il trattamento impositivo delle attività finanziarie detenute all'estero e di quelle detenute in Italia, estendendo alle prime la ritenuta del 20% applicabile alle seconde. Per conseguire l'obiettivo, però, è stata eretta un'impalcatura del tutto sproporzionata, che pone più problemi di quanti ne risolva. Introdurre una ritenuta automatica fa di tutti i contribuenti degli evasori sino a prova contraria. Una presunzione, certo, che risparmia professionisti e imprese e che rimane superabile, ove il destinatario del bonifico contatti la banca e dimostri la natura non reddituale di quel trasferimento, disposto magari a titolo di rimborso spese o per la restituzione di una caparra o ancora per una delle mille altre ragioni che ne giustificherebbero la sottrazione all'imponibile.

Nondimeno, si tratta di un'inversione inquisitoria dell'onere della prova a carico delle persone fisiche, con l'effetto di gravare i contribuenti di oneri amministrativi ingiustificati e, magari, di lucrare sulla distrazione di alcuni di essi. Di questo passo, perché limitarsi ai bonifici dall'estero? Non sarebbe più lungimirante sottoporre a ritenuta ogni passaggio di denaro, anche quelli interni interni ai confini nazionali? E allora perché non prelevare direttamente una quota del 20% dal portafogli di ogni passante? La ritenuta automatica è una misura vessatoria almeno quanto è superflua. Le attività finanziarie detenute all'estero sono già sottoposte a prelievo, sono già oggetto di dichiarazione, e – qualora i relativi redditi transitino presso intermediari italiani – sono già note al fisco, il cui accesso ai nostri conti è pressoché illimitato. Si capisce che la lotta all'evasione faccia ricorso alle moderne tecnologie. Di civiltà tributaria, invece, si può parlare solo al passato.

Tratto dall'Istituto Bruno Leoni http://www.brunoleoni.it/


di Giorgio Alfieri