Poveri ma belli fuori da Palazzo Chigi

mercoledì 19 febbraio 2014


Qualche settimana fa apriamo le tabelle Istat sul reddito familiare. Cominciamo a fare delle discussioni sui dati e alla fine cominciamo a incrociare i dati dell’Istituto tra loro. Arriviamo ad una prima conclusione, vale a dire che c’è una discrepanza notevole tra i dati sulla spesa media familiare e quelli sul reddito. Una famiglia in media spenderebbe duemila cinquecento Euro al mese. Sul fronte dei redditi però i conti non tornano. Andiamo a vedere le divisioni della ricchezza per quinti, vale a dire come si posizionano le famiglie italiane in termini di concentrazione tra le classi di reddito. Scopriamo che i due primi quinti rappresentano solo il 20% della popolazione. Dal terzo quinto in giù c’è quasi l’80% degli italiani. A questo punto ci si accende una lampadina. Vuoi vedere che il reddito medio non c’entra nulla con la spesa media?

Lavoriamo sui numeri e alla fine arriviamo ad una scoperta agghiacciante. Una famiglia che appartenga ai due terzi più poveri della Sicilia ha in media 660 euro per arrivare alla fine del mese. Sappiamo tutti cosa significa: povertà. Quella vera. In quattro con quella cifra non si vive. Non va molto meglio ai due terzi più poveri d’Italia che si devono accontentare di 931 Euro. Con il centro a quota 1000 e il Nord a 1117 Euro. Ci guardiamo increduli. Non è possibile. Questi sono dati da fine della potenza economica italiana.

Come può vivere una famiglia di tre o quattro persone con queste cifre? Innanzitutto non può pagare l’affitto. Poi risparmia sugli abiti, mangia meno e peggio, perdono le proteine per la strada della riduzione dei costi. Le verdure devono essere scelte con cura, il pesce solo surgelato e proveniente dal lontano Est. Non ci si cura più o, se lo si fa, si fa male. È notizia di qualche giorno fa che una ragazzina di 18 anni non avendo i soldi per andare dal dentista è andata da un altro disperato a farsi curare. Morta per infezione. Il falso dentista incapace e facilone, ora è un assassino. Storie di disperazione che si aggiungono alla fine dell’ideale dell’ambizione.

Con questi pochi soldi si deve provvedere alla cultura dei figli. All’inizio dell’anno scolastico si devono comprare i libri. Almeno trecento Euro, a comprare tutto nuovo, insieme al corredo. Se i figli sono due, Il corredo scolastico completo coprirebbe l’intero budget di vita del mese. Impensabile. I libri non si comprano. Fotocopie se si può, magari a sbafo nell’ufficio di qualcuno, altrimenti niente. In fondo, a cosa serve la scuola se è disoccupato anche il figlio laureato della vicina?

In questa tragedia, c’è la crisi delle professioni. Gli Elkann dicono che se non c’è lavoro è colpa dei bamboccioni pigri che non si muovono. Sarà vero, ma ad essere mandati a casa ci sono ormai dirigenti, quadri, contabili, operai specializzati che magari, pur essendo ultraquarantenni, se non sessantenni, si ritrovano a dover tornare a casa dei genitori. Se hanno la fortuna di avere genitori in vita e pensionati. Nelle case ci si pone il problema se riscaldare la casa. Si guarda il condizionatore comprato cinque anni fa a rate sapendo che quello è un nemico infido. Si accende e il contatore comincia a scattare. Si usano tutte le energie alternative possibili. Ma la situazione resta critica. Negli autobus si parla di efficienza energetica, raccolta differenziata dei rifiuti con preoccupazione e competenza. Solo in alcuni luoghi questo non accade: nei comuni e nei ministeri.

Negli uffici pubblici la questione è il loro pareggio di bilancio che si ottiene a loro modo di vedere solo aumentando le tasse o tagliando i capitoli di spesa. Di ristrutturazione e recisione delle piante organiche e delle dotazioni non si può parlare. D’altronde, il burocrate da 30mila Euro lordi al mese, che dice che anche lui non ce la fa più, passeggiando vede i ristoranti pieni. E pensa che forse ha ragione Berlusconi sui ristoranti e Visco sull’evasione fiscale. La crisi c’è solo per alcuni. E nessuno pagherebbe le tasse. A nulla vale spiegare che a fronte dei due terzi degli italiani ridotti alla fame, c’è un terzo ricco, non solo benestante che spende alla grande e anche con una certa supponenza ripete: Elkann ha ragione. A nulla vale dire che il quaranta per cento della popolazione più ricca vive in un modo che gli altri non si sognano. Né aiuta sapere che c’è un sette per cento che è super ricco e vive in un ambiente internazionale, nemmeno italiano, confondendo i piani e i Paesi che visita. Ma ovviamente sa e ha visto con i suoi occhi che nemmeno Parigi è la stessa di qualche semestre fa. Ma chiude gli occhi. Sono circa quattro milioni di italiani che si sentono al riparo da tutto. Poi ci sono gli altri, quelli con stipendi da centomila Euro e oltre che spendono pure senza problemi. Finché stipendi e pagamenti della Pubblica Amministrazione arriveranno. Poi, anche per loro, ci sarà l’improvviso crollo. E lo spaesamento, la vergogna di essere diventati poveri con abiti di lusso.

A casa, la sera, non ha senso star lì a pensare troppo. E allora si beve alcol. Qualcuno si deprime molto e così arrivano i carabinieri nel palazzo. Persone miti che cominciano a picchiare la moglie, a rapinare supermercati, a suicidarsi dopo aver massacrato la propria famiglia. È questo il futuro al quale ci vogliamo arrendere? No. Il Mec e ConsumerInst, il Centro di ricerche dei consumatori hanno lanciato il grido d’allarme. I dati sono corretti. Ma poi si aprono le agenzie ed ecco che l’Istat spara la notizia dei redditi a 2500 Euro. Vero. Se facciamo finta che non esista un venti per cento della popolazione che consuma quasi i tre quinti del reddito disponibile.

Noi abbiamo chiesto alle istituzioni di discutere seriamente di sviluppo. Possibilmente non con i sindacati e basta. Loro difendono quelli che stanno bene. I due terzi degli italiani invece sono lavoratori a progetto, piccoli imprenditori, professionisti che vivono in un Paese senza più economia. Al momento, non c’è reazione. C’è il nuovo Governo. Vedremo cosa farà. La situazione, senza filtri, dice che l’Italia è ormai efficacemente povera. Va invertita la tendenza. Subito.

(*) Presidente del Mec (Movimento Elettori e Consumatori)


di Claudio Melchiorre (*)