La Gherardi (Finco) fa il punto sugli appalti

venerdì 7 febbraio 2014


Gabriella Gherardi, “consigliere incaricato per le filiere e l’organizzazione” della Federazione Finco, affronta in questa intervista il tema degli appalti: tasto che rievoca, nei tanti che lavorano nel settore privato, i fasti dei tempi felici, quando una simile congiuntura non sarebbe mai stata possibile nemmeno concepirla, prevederla.

Ci conferma che il tema appalti è particolarmente delicato in Italia e in questo specifico momento? Quali le ragioni del vostro allarme per il recente Dpr? Quali le vie d’uscita secondo la vostra federazione?

Alcuni flash, e per sommi capi, di quello che ultimamente è successo. È doveroso un minimo di introduzione alla materia. L’Agi (Associazione grandi infrastrutture, ndr) ha presentato un ricorso e lo ha vinto con il parere del Consiglio di Stato, poi è diventato un Dpr che riforma il Regolamento 207/10 di attuazione del codice dei contratti pubblici. In base a questo parere, e con effetto vincolante, sono state cancellate le qualificazioni delle imprese specialistiche nei rapporti con le opere generali prevalenti, con il risultato che la specializzazione può essere richiesta solo nel caso di appalto dedicato. Si è trovata così una temporanea soluzione nel “Milleproroghe due” (Dl 151 del 12/13). Quindi oggi, e dopo varie vicissitudini, abbiamo sei mesi di proroga per realizzare un nuovo assetto.

Secondo Finco quali sono i punti cardini che non possono in alcun modo essere elusi in materia? Ovvero, oggi le imprese come devono operare e secondo quali condizioni?

Salvo una riforma che riteniamo anche noi utile fare per razionalizzare le 53 qualifiche, le imprese specialistiche sono il frutto di una storia lunga, non scevra da lobbismi intrecciati. Sul fatto che debbano essere comunque riviste le qualifiche, noi siamo sicuramente d’accordo, però non al fine di distruggere o eliminare le imprese, ma solo di razionalizzarle. Certo, non al solo fine che le opere generali e le imprese possano recuperare i profitti oggi venuti a mancare per la riduzione nel nostro Paese delle grandi opere. Se poi valutiamo questa vicenda alla luce delle nuove direttive europee in materia, la questione diventa ancora più delicata. Perché l’orientamento dell’Unione europea è esattamente il contrario di quello che è stato affermato nel parere del Consiglio di Stato.

Qual è l’orientamento dell’Ue?

Esprime alcuni importanti concetti, ovvero che bisogna dare tutela alla piccola e media impresa, alle specializzazioni. Che dobbiamo promuovere i piccoli appalti per poter far quadrare i conti delle piccole e medie imprese, e altro ancora. Esattamente l’opposto di quanto asserito nel parere del Consiglio di Stato. Alla luce della direttiva Ue dovremmo noi fare un passo in avanti, dovremmo chiedere che venga messa da parte la cosiddetta Legge Obiettivo, alla radice di tutti i mali che hanno ridotto in sub-appalto le nostre aziende specialistiche. Prima ognuno aveva la sua area operativa, se preferite la sua “nicchia”. Con la Legge Obiettivo e i General Contractor siamo finiti tutti in subappalto. Quest’ultimo è un istituto giuridico che non ha eguali nei Paesi europei, creato in Italia al fine di rendere più agevoli le procedure per affidare i grandi lavori: tra l’altro non sono stati più fatti per mancanza di fondi pubblici, con l’effetto non di poco conto di rovinare gli equilibri maturati in decine d’anni d’appalti. È paradossale essere sotto scacco del Consiglio di Stato, ed avendo l’Unione Europea dalla nostra parte. Intanto abbiamo organizzato un coordinamento con tutte le categorie specializzate dei lavori pubblici. Con questa cordata di rappresentanza delle specialistiche noi vogliamo fronteggiare questo affondo dell’Agi. Auspicabilmente collaborando col ministero, individuando quali possano essere le linee utili per il mercato italiano. La costituzione del coordinamento ha generato un valore aggiunto. Valore aggiunto che in futuro aumenterà, in vista della riforma nei prossimi sei mesi e della conseguente gestione dei risultati. Però non neghiamo che il percorso sia irto, che occorrerà la forte volontà di tutti per superare il momento.


di Simonetta Alfaro