L’unione bancaria
è già vecchia

sabato 4 gennaio 2014


È evidente che la finanza resta privilegiata e batte alla grande il lavoro e l’imprenditorialità. La nuova unione bancaria da un lato rinvia nel tempo e dall’altro concentra l’intervento sugli strumenti e sulle procedure attuabili in caso di alto rischio o di liquidazione bancaria.

Ma quando si è sulla soglia della bancarotta o della liquidazione vuol dire che la malattia è già conclamata e che si sta intervenendo troppo tardi! Perciò riteniamo che una legge bancaria efficace dovrebbe anzitutto verificare i comportamenti e le attività delle banche e del sistema finanziario per correggerli o sanzionarli severamente al fine di evitarne la bancarotta. È davvero sconcertante e sorprendente il fatto che nella lunga direttiva non sia menzionata neanche una volta la parola “speculazione”! Eppure tutti sanno il suo ruolo nefasto nelle operazioni dei mutui subprime, nei mercati non regolamentati dei derivati Otc.

Per non parlare delle speculazioni sulle monete e sulle commodity fatte con i futures. Questi sono i campi principali delle attività finanziarie delle grandi banche internazionali ed europee con impatti sistemici. Le banche europee, con la Deutsche Bank in testa, hanno, purtroppo, da tempo pericolosamente superato le cugine americane sui mercati dei derivati finanziari. Perciò resta urgente una vera riforma bancaria per affrontare le cause del malfunzionamento dell’intero sistema.

I governanti europei, ancora una volta, ignorando le istanze provenienti dal mondo del lavoro e dell’impresa, non hanno affrontato il cuore del problema che è quello della separazione delle banche commerciali da quelle di investimento. Le prime raccolgono risparmio da utilizzare per crediti non speculativi e a sostegno dei settori produttivi dell’economia mentre le seconde operano con i soldi propri e a proprio rischio. Così come si fece negli Stati Uniti nel lontano 1933 con la legge Glass-Steagall.


di Mario Lettieri e Paolo Raimondi