La politica rischia di gelare la ripresa

mercoledì 2 ottobre 2013


Oggi gli interessi della politica rischiano di "gelare sul nascere il lento recupero dell'economia. Mentre bisognerebbe fare di tutto per consolidarlo e accelerarlo". Sono parole delCentro studi di Confindustria in un report in cui si analizzano gli effetti economici dell'instabilità politica. L'incertezza sulle sorti del Governo, spiega il centro studi di Confindustria, "colpisce l'economia italiana in una fase molto delicata: quando si registrano le prime deboli conferme della fine della lunga e profonda recessione". La società e il sistema produttivo, le famiglie e le imprese italiane "stanno ancora pagando il conto salatissimo della più grave crisi dall'Unità del Paese: -8,9% il PIL, -1,7 milioni le unità di lavoro, -7,6% i consumi, -27,1% gli investimenti". Ora, "stiamo uscendo dalla recessione, ma rimaniamo dentro le conseguenze della crisi globale". Una crisi che "è stata resa più pesante per l'Italia proprio dall'inconcludenza della politica nel realizzare rapidamente le riforme necessarie. Inconcludenza prima della crisi e durante la crisi stessa". Secondo le stime del Centro studi di Confindustria, una nuova ondata di instabilità parlamentare peggiorerebbe nettamente lo scenario economico dell'Italia: -1,8% il PIL nel 2013 e -0,3% nel 2014, contro il -1,6% e il +0,7% previsti meno di un mese fa. Anche nel 2015 si avrebbe un effetto negativo sul pil pari a -0,9%. Queste simulazioni, spiega il Centro studi di Confindustria, si basano sulla riproduzione delle condizioni già osservate tra la fine del 2012 e la prima metà del 2013 a causa della maggiore incertezza politica: allargamento dello spread per 100 punti base (gennaio-maggio 2013), calo della propensione al consumo (dal terzo trimestre 2012 al secondo 2013) e minore propensione a investire (congelamento del rapporto investimenti/PIL ai bassi livelli attuali). L'aumento dei tassi sui titoli pubblici produrrebbe un aggravamento delle condizioni del credito bancario. Inoltre, si ipotizza che una nuova contesa elettorale "sarebbe sterile, non portando al formarsi di una maggioranza parlamentare più solida e coesa (data l'attuale legge elettorale o quella che si avrebbe se questa fosse dichiarata incostituzionale). Sicché l'incertezza politica permarrebbe anche dopo l'eventuale ricorso alle urne e i suoi impatti economici non sarebbero recuperati attraverso il ritorno della fiducia". Va ribadito che il quadro attuale è molto diverso rispetto a quello che si osservò nell'estate e nell'autunno del 2011: "Ora i conti pubblici sono in ordine". Il deficit/PIL rispetta i limiti europei e l'Italia è uscita dalla procedura di infrazione. L'avanzo primario è del 2,4% del Pil (4,9% in termini strutturali). Sono conti pubblici, riconosce il Csc, "tra i migliori all'interno dell'Eurozona. Conti conquistati dagli italiani con grandi sacrifici e grazie agli obiettivi fissati e alle misure adottate dagli ultimi tre Esecutivi". Il prolungamento della recessione "metterebbe in forse queste conquiste, pur non compromettendole". Non solo. Una nuova ondata di instabilità parlamentare comporterebbe una nuova contrazione del mercato del lavoro: nel 2015 l'occupazione risulterebbe più bassa di 260mila unità.


di Pasquale Amitrano