Italia: un minore su 20 è un "baby lavoratore"

mercoledì 12 giugno 2013


Sono più di 1 su 20 in Italia i minori di 16 anni (5,2% del totale nella fascia 7-15 anni) che lavorano. Tra i 260.000 pre-adolescenti "costretti" a lavorare, sono 30.000 i 14-15enni a rischio di sfruttamento che fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale. Sono i primi risultati di un'ampia indagine sul lavoro minorile realizzata dall'Associazione Bruno Trentin e da Save the Children, presentata ieri a Roma alla vigilia della Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Si inizia anche molto presto, prima degli 11 anni (0,3%), ma è col crescere dell'età che aumenta l'incidenza del fenomeno (3% dei minori 11-13enni), per raggiungere il picco di quasi 2 su 10 (18,4%) tra i 14 e 15 anni, età di passaggio dalla scuola media a quella superiore, nella quale si materializza in Italia uno dei tassi di abbandono scolastico più elevati d'Europa (18,2% contro una media Ue a 27 del 15%). Il lavoro minorile non fa differenze di genere (il 46% dei 14-15enni che lavorano sono femmine).

Le esperienze di lavoro dei minori tra i 14 e 15 anni sono in buona parte occasionali (40%), ma 1 su 4 lavora per periodi fino ad un anno e c'è chi supera le 5 ore di lavoro quotidiano (24%). La cerchia familiare è l'ambito nel quale si svolge la maggior parte delle attività: per il 41% dei minori si tratta infatti di un lavoro nelle mini o micro imprese di famiglia, 1 su 3 si dedica ai lavori domestici per più ore al giorno, anche in conflitto con l'orario scolastico, più di 1 su 10 lavora presso attività condotte da parenti o amici; ma esiste anche un 14% di minori che presta la propria opera a persone estranee all'ambito familiare. Tra i principali lavori svolti dai minori fuori dalle mura domestiche prevalgono quelli nel settore della ristorazione (18,7%) come il barista o il cameriere, l'aiuto in cucina, in pasticceria o nei panifici, seguito dalla vendita stanziale o ambulante (14,7%) e dal lavoro agricolo o di allevamento e maneggio degli animali (13,6%), ma non manca il lavoro in cantiere (1,5%), spesso gravoso e pieno di rischi, o quello di babysitter (4%).

Meno della metà dei minori che lavorano tra i 14 e 15 anni dichiara di ricevere un compenso (45%) e di questi solo 1 su 4 lavora all'esterno della cerchia familiare. Infine, è stata ricostruita una mappatura delle aree a maggior rischio di lavoro minorile in Italia: il rischio più elevato è concentrato nel Sud ma non sono escluse zone del Centro-nord. In ogni caso, dalla ricerca partecipata qualitativa svolta dalle sue organizzazioni insieme a quella quantitativa e che ha coinvolto 163 minori a Napoli e Palermo, emerge lo scarso valore delle attività svolte da ragazze e ragazzi anche giovanissimi, che di fatto non insegnano nulla e non possono quindi essere messe a capitale per una futura professione.


di Pasquale Amitrano