La radio boccia i prodotti Rai

giovedì 13 settembre 2012


La radio, che è stata il fiore all’occhiello per decenni dell’azienda di viale Mazzini, è in profonda crisi, surclassata da Rtl 102.5, Radio Deejay, Radio 105, Rds. L’ammiraglia Radiouno è precipitata al quinto posto nella classifica degli ascolti. Radiodue è settima, Radiotre è la penultima delle top 15 emittenti italiane. La Rai affonda nonostante la buona tenuta della fascia fino alle ore 9, la credibilità di Radio anch’io, la corazzata sportiva di Tutto il calcio minuto per minuto del team ben affiatato e diretto da Riccardo Cucchi. Su Radiodue funziona il Ruggito del coniglio di Antonello Dose e Marco Presta.

Il palinsesto della nuova stagione, presentato da Antonio Preziosi, successore dal 2009 di Antonio Caprarica tornato a Londra, con i ritorni di Barbara Palombelli in 28 minuti dal Parlamento, di Enrica Bonaccorti, Tornando a casa, la novità Lorella Cuccarini, la continuità di A parole mie di Umberto Broccoli ha largamente deluso. Sono rimasti insoddisfatti i 192 giornalisti della testata che attendevano dal megadirettore un guizzo di creatività, l’immissione di idee nuove, l’utilizzazione di tutte le risorse.

La radio Rai non decolla più dai tempi di Livio Zanetti e Sergio Zavoli. Eppure gli organici sono rimpolpati da un’altra quarantina di giornalisti con articolo 1 per 9 mesi, allargando il bacino dei precari “sponsorizzati” che così non si svuoterà mai nonostante le ripetute sanatorie dell’Usigrai. Paradossalmente più aumentano i giornalisti e più diminuiscono gli ascolti. Alcune malefatte sono contenute in un semisconosciuto libretto-dossier del giornalista e inviato del Gr1 Piero Baroni. L’informazione Rai è vecchia, paludata, bloccata dalle alchimie politiche, dal bilancino della “par condicio” applicata in maniera autoreferenziale in base alle caselle ideologiche di riferimento dei giornalisti il cui 85% trova ancoraggio nei partiti, nei movimenti, nei sindacati di sinistra.

Non meraviglia che in 4 anni Radiouno sia scesa dal primo al quinto posto. Le radio private, anche quelle più storiche nate do la metà degli anni Settanta, si sono aggiornate, ristrutturate, utilizzando le nuove tecnologie. Per 2 anni il flop della Rai è stato tenuto nascosto a causa del fallimento del consorzio Audiradio che si è spaccato sui criteri di rilevazione degli ascolti. Ora però l’anomalia radiofonica è stata superata dalla rilevazione della società Eurisko che ha pubblicato i dati “Radio Monitor”. Dato di partenza è che ogni giorno sono circa 35 milioni gli italiani, dai 14 anni in su, che ascoltano la radio. Il primo posto in classica è saldamento tenuto dal network dell’imprenditore Lorenzo Suraci con 6 milioni 654 mila ascoltatori.

Che si presenta con un unico progetto radio, tv, web, smartphone, tablet all’insegna “ vicino alla gente”. Al secondo posto c’è Radio Deejay di proprietà del gruppo l’Espresso che raccoglie 5.358.000 ascoltatori. Stupisce al terzo posto Radio 105 del gruppo Finelco fondato nel 1975 dai fratelli Alberto e Edoardo Hazan con poco più di 5 milioni. Al quarto si classifica Rds, l’ex Radio dimensione suono, ora dell’editore Eduardo Montefusco. Solo quinta Radiouno che raccoglie 4.585.000 mila ascoltatori, appena 3 milioni e 200 mila Radiodue e un milione e mezzo Radiotre.


di Sergio Menicucci