La finanza ha ucciso il popolo sovrano

sabato 28 aprile 2012


C'è un convitato di pietra al tavolo imbandito della politica, un grande assente, un antico personaggio che da molto tempo non da più segni di vita. Sappiamo che dovrebbe essere presente, ma non  si vede, non si sente. Eppure è stato il grande protagonista di libri e di trattati, ma anche di rivoluzioni, di sconvolgimenti sociali, di cambiamenti epocali.

Manca il commensale più importante. Il legittimo padrone del destino della società è sparito. Il "potere del popolo" è uscito di scena. Sembra che non se ne sia accorto nessuno. E chi lo ricorda si trasforma in un alieno, in un piccolo E.T. patetico e grottesco che tenta inutilmente di comunicare con un pianeta lontano, con un irraggiungibile mondo che forse esisteva o forse viveva solo nella fantasia. Il popolo sovrano esprimeva la sua volontà attraverso il "suffragio universale". È l'utopia che tanto ha coinvolto i nostri nonni, i nostri padri, noi, e per la quale tanto sangue è stato versato, nel conquistarla e nel difenderla, nell'affermarla e nel proteggerla. Si chiama anche democrazia. Siamo tutti convinti che sì, è imperfetta, funziona male, certe volte fa quasi schifo, ma non c'è sistema politico migliore. Basta ricordare il comunismo, il fascismo e prima ancora le monarchie assolute, le dittature, le tirannidi…

È la meno peggio, pensavamo, ma teniamocela stretta. Magari, per evitare qualche brutta sorpresa, organizziamo una "militanza attiva" e per vigilare che non ce la sottraggano inventiamoci pure un "arco costituzionale" che tenga lontani dal potere quelli che, chissà, potrebbero aver nostalgia di qualche "Benito" bonapartista alla ricerca di una terza via. Ricordate? Ebbene, da qualche anno in qua il nostro sistema elettorale ha preso le forme del mattarellum, del tatarellum o del porcellum, espropriando i cittadini del diritto di eleggere, scegliendoli, i loro delegati. I politici, di governo e di opposizione, si sono inventati un rozzo metodo oligarchico che ha consentito ai partiti, di destra e di sinistra, di trasformarsi in ditte personali dove il padrone-padrino, con i suoi familii può decidere indisturbato chi far diventare deputato, senatore, consigliere d'amministrazione delle aziende di stato, sindaco, governatore o favorito di corte. E poi, cosa non di poco conto, con questa legge elettorale, gli allegri gruppetti di capi e caporioni hanno potuto, e possono ancora, gestire e spendere, come più li aggrada, milioni e milioni di euro, ricavati naturalmente con il prelievo fiscale, magari anche distribuendoli ad amanti e a familiari o  sperperandoli in vacanze esotiche con amici e soci.

Ma la storia non è mai così semplice. C'è sempre qualcuno più furbo dei furbetti. Così, in assenza della politica, quella vera, il "mercato" sta sfilando il portafoglio ai partiti e di fronte ad una democrazia sempre meno democratica e sempre più malata, sono arrivati i "tecnici" che stanno occupando le Istituzioni in maniera sistematica e con piglio deciso. Banchieri, finanzieri, capitalisti, lobbies d'Occidente e d'Oriente, Trilateral, Bildelberg, Fondi Sovrani e monetari, hanno deciso che è giunto il momento di sostituire l'obsoleto sistema democratico con un più efficiente e rapido apparato di comando guidato dal cosiddetto "mercato".

Adesso il nuovo padrone della società non è più il popolo sovrano, ma l'anonimo, invisibile, evanescente "mercato", una specie di gioco del monopoli esclusivo, creato dai ricchi per soli ricchi. Sta nascendo una moderna forma di feudalesimo sottrae ai cittadini i fondamentali diritti democratici ed anche i soldi, conseguenza inevitabile quando si instaura un regime di oligarchia finanziaria ponendo al centro dell'esistenza il profitto e relegando la persona nel ruolo di suddito. Siamo alle prime sperimentazioni di un "feudalesimo globalizzato", guidato da banchieri e finanzieri, principi del "mercatismo". I cittadini vengono imbrigliati in una rete efficientissima di controlli telematici, di "tracciabilità", di schedature, di archivi e di siti internet, perdendo, così, ogni diritto alla riservatezza e alla libertà. Insomma, invece che "servi della gleba", "servi globalizzati".

E il popolo sovrano quando decide? E il primato dell'uomo sull'economia? Una umanità guidata e dominata dagli interessi finanziari e dall'egoismo rischia di diventare una società senz'anima, una comunità senza speranza e libertà. Ci viene il rimpianto per le nostre vecchie ideologie,  per le generose battaglie, per la giustizia sociale, per i nobili ideali. Ma perché non si può  umanizzare il "mercato"? Forse ci mancano quegli inesorabili nemici, come Stalin, che ci costringevano a lottare per i diritti fondamentali dell'uomo e ci ricordavano brutalmente quanto siano preziose la libertà e la dignità. 


di Loris Facchinetti