Cina: Monti a caccia di investitori

mercoledì 28 marzo 2012


Il premier Mario Monti è impegnato in un road show, un viaggio in varie capitali dell'Estremo Oriente, per vendere l'Italia e le riforme che dovrebbero certificarne il risanamento dei conti pubblici. La tappa più importante è Pechino. E già a margine del summit sulla sicurezza nucleare di Seoul, Monti ha incassato la promessa del presidente cinese Hu Jintao che Pechino indicherà ai suoi investitori (privati, ma soprattutto pubblici) di incrementare gli impieghi nel nostro Paese. Certo non ci sono contratti firmati, ma questo non era all'ordine del giorno. Ma qual è l'attuale situazione economica della Repubblica Popolare? Da almeno un decennio la Cina è diventata protagonista dell'economia mondiale. Solo nel 2011 Pechino ha generato oltre il 15% della crescita del Prodotto interno lordo del pianeta.

Nella sua irresistibile ascesa economica (non compensata da un pari aumento della democrazia), la Cina è praticamente arrivata al vertice degli equilibri finanziari mondiali. Le banche cinesi, nel loro insieme e pur con non poche opacità, capitalizzano più delle banche degli Stati Uniti. Le riserve valutarie cinesi ammontano a quasi due volte il Pil italiano. Non stupisce quindi che ne risulti accresciuta l'influenza anche nel quadro degli equilibri geo politici. Per quanto concerne l'Italia, nel 2011 il peso della Cina tra i clienti dell' export italiano è cresciuto al 2,7%. Solo dieci anni fa, al momento del debutto dell'euro e dell'ingresso di Pechino nel Wto (World Trade Organization, ndr), la quota cinese era pari solo all'1,2 % tra i compratori internazionali di export italiano. 

Ma dove punta l'economia di Pechino? Sono molti i luoghi comuni che individuano gli obiettivi cinesi nell'esportazione di merci da vendere sottocosto sui mercati occidentali. Questo è uno degli aspetti, ma certamente non il solo. Meglio focalizzarsi invece sugli investimenti fissi dell'industria che a noi dovrebbero interessare di più perché esportatori di macchinari.

A gennaio 2012 le vendite in questo settore hanno segnato un calo del 26% rispetto al medesimo periodo dell'anno scorso. Nello stesso mese, le esportazioni italiane in Cina di abbigliamento e articoli in pelle sono aumentate del 25%. Meno macchine, ma più abiti, scarpe e borse, con un saldo però negativo visto il peso economico maggiore che, non solo in Cina, la meccanica riveste rispetto agli altri settori delle esportazioni. E visto che per noi si tratta di un comparto strategico, teniamolo d'occhio.


di Alessandra Mieli