venerdì 28 novembre 2025

Esce (luglio-settembre 2025) la Rivista di Studi Politici Internazionali, è quasi al centenario, e raccoglie una vastissima memoria, dunque, orientata nella sfera del Liberalismo e orientata nella sfera della libertà anche per la radiazione dei suoi interessi: il mondo, l’internazionalità. Maria Grazia Melchionni la dirige in tali scopi ed ogni fascicolo coniuga presente, passato, prospettive, e fa attenzione pure ad argomenti non ricorrenti.
Nel testo iniziale Tiberio Graziani analizza il presente in prospettiva futura, un Mondo che si confronta da molteplici punti e su molteplici piani e territori sociali. Ne viene la molteplicità sistemica, l’inattualità di una sola potenza direttiva. Il testo è variamente, diffusamente analitico sulle specifiche sezioni di confronto. Quindi anche informativo.
Il testo di Arrigo Bonifacio esamina una realtà cruciale, la tutela delle minoranze. La Seconda Guerra Mondiale, come del resto tutte le guerre, rimescolò i territori e lasciò ai singoli Stati la disciplina sulle minoranze, con eccessiva autonomia, nel tempo, e con una accresciuta consapevolezza internazionalista. Bonifacio annota una maggiore e migliore attenzione verso le minoranze, che spesso sono ragione o pretesto di conflitti.
Sulle armi con impiego di Intelligenza Artificiale scrivono un testo da non trascurare Fabrizio Battistelli e Francesca Farruggia. L’Intelligenza Artificiale immessa nelle armi e, di conseguenza, nei conflitti. Utilizzando anche una inchiesta sul modo di reagire alla possibilità di armi intelligenti, gli Autori segnalano che vi è una ampia preoccupazione. Questa preoccupazione proviene da una ipotetica evenienza che, se non risultano impiegati esseri umani, vi potrebbe essere maggiore disposizione al conflitto, dato che si suppone che non vengano coinvolti esseri umani. Inoltre, ovviamente, vi è il dubbio che queste armi intelligenti prevarichino la scelta da parte degli uomini, acquistando una loro autonomia deliberativa. Un testo da leggere.
Il saggio di Maurizio Carbone riguarda un argomento poco conosciuto, i rapporti tra Unione Europea e Paesi africani (Oacps). Fa parte questo scritto della ispirazione essenziale della rivista, l’internazionalismo, come accennavo. E poiché piombiamo nell’internazionalismo, l’attenzione diventa necessaria. Molti mali interpretativi del nostro momento nascono da una inesistente o sottostimata valutazione internazionalistica e credere che il centro del mondo sia solo l’Occidente. Carbone descrive le varie fasi di questo rapporto che, a quanto sembra, è consolidato più del passato, attualmente.
William De Carlo tratta un argomento pressoché sconosciuto, la tutela cattolica durante il conflitto dei giapponesi contro la Cina. Una Cina divisa in Cina comunista, Cina libera, Cina giapponese. Per De Carlo, la presenza cattolica fu utilissima, anche se con grande difficoltà. A suo parere, questo merito viene disconosciuto dopo che i comunisti hanno il governo della Cina.
Un ulteriore saggio di Achille Conti riguarda il nostro Paese, la scelta che il Presidente del Consiglio del tempo (1979-1983), Bettino Craxi fece sull’installazione dei missili in Italia. A giudizio di Conti, questa scelta collocò pienamente l’Italia nell’ambito occidentale retto dagli Stati Uniti e inevitabilmente spezzò ogni rapporto tra comunisti e socialisti, affermando l’autonomia del Partito Socialista.
Chiude il fascicolo un mio scritto riguardante la complessità dei rapporti internazionali, trattando di un testo di Antonella Colonna Vilasi che raccoglie vari scritti miei, di Giuseppe Sanzotta, di Tommaso Romano, Enea Franza, Nino Galloni, e di altri, appunto sulla complessità internazionale. Tengo conto di un interessante testo di Pierre Hazan sulla necessità di mantenere rapporti di dialogo anche con il nemico. In verità, se i rapporti diventano sempre più internazionali, questo auspicio diventa necessario. Lo stesso dicasi per un libro che analizzo, di Noam Chomsky, il quale ritiene che quasi sempre il “nemico” non abbia un torto assoluto e quindi bisognerebbe dialogare.
Non è superfluo ridire che l’aspetto fortemente internazionalistico e dialogante della rivista, impresso da Maria Grazia Melchionni, è oggi più che mai indispensabile. C’è un passato ormai passato. Occorre insieme progettare coesistenze future.
di Antonio Saccà