giovedì 23 ottobre 2025
Pappi Corsicato ha presentato alla Festa di Roma il restauro in 4k di Libera, il suo film d’esordio. Un lungometraggio sorprendente che, nel 1993, rivela un talento irriverente e visionario e un modo nuovo di raccontare il Paese. Il restauro del film è stato realizzato da Cinecittà nei propri laboratori, sotto la supervisione dello stesso regista e dei direttori della fotografia del film, Roberto Meddi e Raffaele Mertes. Il film sarà poi distribuito da Lucky Red. Il restauro è realizzato con il contributo di Urban Vision. Nato da un cortometraggio girato nel 1991, Libera nella sua versione estesa in tre episodi – Aurora, Carmela, Libera, come le tre protagoniste narrate – veniva presentato al Festival di Berlino. Con sorpresa ottiene il Nastro d’argento e il Ciak d’oro per la Migliore opera prima. In quel periodo, Corsicato è reduce da un’esperienza di set accanto a Pedro Almodóvar, per il film Légami! Dal maestro spagnolo trasfondeva un eclettismo e un’inventiva visiva prodigiosa. Ma con una qualità differente e nuova.
In Libera esplode un vulcano di idee, temi, trovate, metacinema e contemporaneità, tutto profondamente legato a Napoli. Ed esplode, come il cinema italiano non era abituato a vedere, il tema dell’eros: di un amore in forme caleidoscopiche, associato al tema del destino. Il film rivela il talento di Iaia Forte, che con Corsicato Cristina Donadio, Ninni Bruschetta, Enzo Moscato. “Il percorso fortunato di Libera arriva fino a oggi, con il restauro che viene presentato alla Festa di Roma e che gli regala una nuova vita. La speranza è che le nuove generazioni possano vederlo. Magari anche solo per farsi un’idea di un altro modo di fare cinema”. Secondo il regista, “al di là di alcune questioni estetiche, mi sembra che i temi siano abbastanza contemporanei. Rivedendo il film, ogni scena mi rimanda a un aneddoto, per cui la mia percezione va oltre il film, ma spero e immagino che dei giovani che possono vederlo oggi riescano cogliere un modo diverso di fare cinema, che tutt’ora non sarebbe proponibile: quando l’ho girato sono stato libero, ma anche molto incosciente, non avevo esperienza né tecnica né altra. Ho girato d’istinto, con inconsapevolezza e spregiudicatezza, producendomelo da solo”. Corsicato ricorda che la sceneggiatura si componeva di “sei pagine piene di appunti. Io non amo scrivere troppi dialoghi, ma più mostrare attraverso l’azione, quindi mostrare l’estetica dei luoghi e dei corpi”.
Quando gira Libera il regista è da poco tornato da New York. “Di certe zone di Napoli – sostiene – non sapevo l’esistenza. Perché erano quartieri di recente costruzione, come il Centro direzionale e Scampia, diventata famosa dopo nel cinema. Per me, quindi, erano luoghi simbolicamente importanti, perché pieni di modernità, qualcosa che poco si confaceva con la cultura napoletana all’epoca, e tutt’ora credo sia un po’ così. Scampia si è evoluta e cambiata, ma mantenendo quel senso di desolato e appartato: al di là del periodo politico, io ho cercato di raccontare la dimensione esistenziale, umana dei luoghi, che diventavano specchio di chi ci viveva, quindi dei personaggi della storia”.
di Andrea Di Falco