“After the Hunt-Dopo la caccia”: più barano più fanno carriera

martedì 21 ottobre 2025


Il film é un po’ lunghetto. Dopo un’oretta, un’oretta e mezza, si comincia a guardare l’orologio illuminato del cellulare per sapere quanto manca. Non un buon segno per un film al cinema, ma si rimane. Però il messaggio di After the Hunt-Dopo la caccia, é corretto. Ovvero l’uso, da parte di molte donne, delle falsità sparse come veleno e che, come tale, uccidono. Falsità per lo più “di tendenza”, cioè le cretinate dei rapporti differenti tra uomini e donne sul lavoro o, soprattutto, tra bianchi e neri, in cui il “nero” – anzi la “nera”, di colore – nel film è la poverina svantaggiata, mentre l’uomo bianco occidentale é il vero oggetto della caccia (hunt). L’oggetto da “cacciare” come nella giungla, da uccidere, nel vero senso della parola. Questo a proprio vantaggio, per la carriera professionale, e per lo stipendio della donna. Delle donne bugiarde. Queste sfruttano la credenza beona collettiva, raccontando fior di balle contro gli uomini occidentali bianchi per ucciderli letteralmente, escluderli, farli fuori, quantomeno dal lavoro che vogliono per sé.

Il regista Luca Guadagnino si cimenta, in questo nuovo film, con la cattiveria, anzi la perfidia criminale di quelle donne – molte, a dire il vero – disposte a tutto pur di arraffare il lavoro – e la retribuzione – e salvaguardare la propria carriera. Nel caso del film, é Julia Roberts a impersonare l’opportunista arrivista che, molto ben celata dietro un abito universitario – lavora all’università di Yale – è al contempo omosessuale ed eterosessuale, e “coltiva” attorno a sé per uso personale propri studenti universitari. Con il marito psicologo a casa, da lei per lo più ignorato e molto mal sopportato, il quale cucina, ascolta musica, le ripete di volerle bene, lasciando fisicamente lo spazio libero per le tresche bisessuali della moglie. E poi la studentessa di colore lesbica che racconta balle su balle – tale e quale come aveva fatto la sua professoressa tempo addietro, Julia Roberts – che rovinano del tutto la vita del povero professore maschio bianco, viene ritratta molto bene. La professoressa senza cattedra – non la avrà finendo per drogarsi, prescrivendosi da sola droghe per mettere a tacere ulcere su ulcere gastriche, effetto diretto del suo stesso comportamento, azioni e falsità – avalla le balle della sua studentessa perché gelosa del suo amante, il professore giovane bianco, che lei immagina flirti con tutte.

Dopo due ore e mezza di film, finalmente ci si avvia alla conclusione. E questa é senza collegamento logico con tutto ciò che si è visto fino a quel punto. Al regista Guadagnino, a quanto pare, basta mettere il sottotitolo “cinque anni dopo” per dirci che “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”. Le donne che hanno barato sono nientedimeno che alla presidenza di Yale, mentre gli oggetti della loro “caccia” hanno fatto una brutta fine, chi suicida per non essere riuscito a contrastare le balle, chi a spasso a fare altro rispetto a ciò che avrebbe voluto e per cui si era impegnato. Non le ha fermate nessuno. La società stupida e credulona, travolta dalle idiozie incontrastabili di gender, omosessualità, colore e “razza” non discerne, sparge sangue come fosse l’Inquisizione nel Medioevo, dando credito alle peggiori disoneste, scorrette e criminali.


di Guia Mocenigo