I 40 anni del Solinas, Premio per la migliore sceneggiatura inedita

lunedì 29 settembre 2025


Il premio per la migliore sceneggiatura inedita è giunto alla sua quarantesima edizione. È intitolato allo sceneggiatore sardo Franco Solinas, autore di capolavori come La battaglia di Algeri, Queimada e Kapò di Gillo Pontecorvo, Quién sabe? di Damiano Damiani, L’amerikano di Costa-Gavras e Mr. Klein di Joseph Losey.  Nato nel 1985 a La Maddalena (Sassari), su idea del grande attore Gian Maria Volonté e iniziativa del critico Felice Laudadio, il prestigioso riconoscimento premia il copione prima che diventi film. Sono numerose le sceneggiature di successo selezionate dal Premio Solinas: Da I cento passi di Marco Tullio Giordana a L’uomo in più di Paolo Sorrentino, da Vito e gli altri di Antonio Capuano a Sott’acqua di Francesca Archibugi. Sono i figli illustri e non certo gli unici del Premio Solinas che compie 40 anni e che guarda al futuro confermando la sua unicità nel panorama italiano di laboratorio dialettico tra le varie anime del cinema, sceneggiatori, produttori, registi e nuovi talenti. Tre giorni all’isola della Maddalena che hanno riunito autori noti, come Monica Zapelli che nel 1998 fu premiata per I cento passi scritto con Claudio Fava, come Gloria Malatesta, Stefano Sardo (L’arte della gioia), Filippo Gravino (Le Deluge, Storia della mia famiglia), Michele Pellegrini (Imma Tataranni), Ippolita Di Majo, Mimmo Rafele, Stefano Rulli, produttori come Riccardo Tozzi, Silvio Maselli, Simonetta Amenta, Gianandrea Pecorelli e poi Pappi Corsicato, Cinzia Th Torrini (40 anni fa premiata qui con Hotel Colonial).

E soprattutto hanno messo al centro i finalisti dei concorsi del premio Solinas, cinema, documentario e serie tivù (con Rai Fiction): talenti giovani, formatisi al Centro sperimentale di cinematografia e nelle altre scuole di sceneggiatura con i loro progetti che hanno superato una durissima selezione (31 su oltre 500). Qui in tre intensi giorni, parallelamente al confronto, libero, plurale e disordinato, quest’anno riunito sotto il tema Scrivere nella bufera. Le storie hanno ancora il potere di colpire al cuore?, i finalisti hanno vissuto una full immersion con tutor d’esperienza portando avanti i cosiddetti pitch (l’individuazione di idee forti da fare diventare piloti, soggetti e infine sceneggiature) che li aiuteranno a migliorare. “Un vero e proprio metodo in cui la creatività e il talento si nutrono, crescono, cominciano a viaggiare nell’analisi, nel laboratorio, nello scambio autentico”, sottolinea all’Ansa Annamaria Granatello, la presidente e l’anima appassionata del premio Solinas. Un metodo e un laboratorio con alcune regole ribadite: “Nessuna lagna, piagnisteo non costruttivo e nessun accenno al tax credit, alle storture del caso Kaufmann, ma solo confronto orientato al favorire il cambiamento”. Nel corso degli anni il Solinas ha mantenuto questa vocazione formativa e di passaggio, come se da qui ogni volta si ricominciasse guardando con coraggio al futuro. “Il titolo Scrivere nella bufera è un titolo storico, fu usato qui nel 1993 e da quell’annata nacque il movimento Maddalena ‘93 con il suo manifesto di rottura contro il cinema lottizzato e spartito firmato da Andrea Purgatori, Gillo Pontecorvo, Massimo Ghini, Roberto Faenza, Francesca Solinas con persino Carlo Verdone fiancheggiatore in quanto all’epoca il più piratato d’Italia”, ricorda Granatello. E oggi? Ritrovare il pubblico, avere idee forti con cui essere connessi con il mondo nella bufera che viviamo, costruire la creatività nel rapporto umano e dialettico con tutti gli elementi della filiera cinematografica, reagire al senso di impotenza che si può provare in questo momento storico perché quando niente ha senso tutto diventa impossibile.

(*) Nella seconda foto è ritratto Franco Solinas


di Eugenio De Bartolis