lunedì 22 settembre 2025
Sguardi liberi e riflessioni su idee, potere, società
a cura di Sandro Scoppa
n. 7/2025 – 1984, il totalitarismo e la lotta per la libertà individuale
1984, il film diretto da Michael Radford e basato sull’omonimo romanzo di George Orwell, è una delle opere più profonde e inquietanti mai realizzate sul tema del totalitarismo. Ambientato in una società distopica governata dal partito unico, l’Ingsoc, sotto il controllo assoluto del leader chiamato Grande Fratello, la pellicola rappresenta una denuncia della repressione politica, del controllo totale e della manipolazione della verità.
La storia segue Winston Smith, interpretato da John Hurt, un uomo che lavora per il Ministero della Verità, responsabile della riscrittura della storia per conformarla alle direttive del partito. Winston, oppresso da questo regime asfissiante, tenta di ribellarsi cercando una libertà personale e intellettuale che, nella società descritta, sembra ormai impossibile. La sua relazione con Julia è il tentativo disperato di recuperare un frammento di umanità: amare, ricordare, scegliere, in un mondo che pretende oblio e obbedienza.
Pellicola e romanzo offrono una delle più spietate critiche al totalitarismo e contengono temi centrali del pensiero liberale: la lotta per la libertà individuale, l’opposizione al potere assoluto e la difesa della verità contro la propaganda. Nella tradizione liberale, la libertà è il valore supremo da proteggere a ogni costo, e Winston rappresenta l’individuo che tenta di preservare la propria coscienza in un sistema che vuole annientarla.
La visione di Orwell, portata sullo schermo con toni cupi e asfissianti, è una riflessione senza tempo sul rapporto tra potere e libertà, e sul pericolo rappresentato da ogni forma di controllo centralizzato. L’ambientazione, grigia e spogliata di ogni bellezza, non è solo scenografia: è la rappresentazione di un mondo dove ogni iniziativa privata è soppressa, la proprietà negata, tutte le risorse controllate dallo Stato.
Uno dei temi centrali di 1984 è la completa eliminazione della libertà individuale. Lo Stato non si limita a governare con leggi e decreti, ma cerca di dominare ogni aspetto della vita dei cittadini, dai pensieri alle emozioni. Il partito impone il suo potere non solo con la forza e la sorveglianza, ma anche mediante la manipolazione del linguaggio e della realtà. O’Brien, interpretato da Richard Burton, incarna la razionalità perversa del regime: convincere Winston che due più due può fare cinque, che la verità non esiste se non come emanazione del potere. È qui che si consuma la distruzione dell’individuo: quando anche la mente viene piegata all’obbedienza.
Lo slogan del partito – “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” – incarna perfettamente la perversione della logica che il regime impone. La distruzione della libertà personale, vista come minaccia per il controllo assoluto, riflette le paure di ogni società che rinuncia alla responsabilità individuale in nome di una falsa sicurezza collettiva. L’opera dello scrittore inglese non è solo un’opera di fantasia: è un monito universale contro ogni tentazione autoritaria, anche quando si presenta come stabilità o giustizia.
di Redazione