“La pace insopportabile” di John Le Carré

venerdì 19 settembre 2025


La recrudescenza bellicista attuale ha illustri precedenti storici giustificati da robuste ed articolate teologie politiche ingegnerizzate e diffuse da squadroni di filosofi, psicologi, teologi. Le guerre travolgono strutture sociali, demoliscono sistemi economici, culture. Le guerre sono anche un grande affare economico, favoriscono la spinta innovativa per le tecnologie belliche, muove enormi capitali. Ne sanno qualcosa le grandi dinastie venali che da secoli finanziano tutti gli schieramenti in conflitto fra loro rastrellando profitti giganteschi e vincendo sempre. Molto si continua a scrivere e a parlare della guerra e della pace. Alle motivazioni imperialistico-commerciali si possono aggiungere a pieno titolo le spinte mentali che sono il fattore di alimentazione meno appariscente delle opzioni belliche. La pace insopportabile, il piccolo libro di John Le Carré, ci narra un aspetto particolare del militarismo: quello di una “pace insopportabile” fondata sulla noia. Il libro racconta la vicenda di un altissimo esponente del comando supremo dell’esercito della Confederazione Elvetica.

Lo stile narrativo di Le Carré ci conduce i lettori nel labirinto della mente umana, con speciale attenzione alle spinte dell’ego e della superbia generata da eccessiva autostima. Azioni che inducono a decisioni imprudenti e scellerate evidenziando che non sempre il desiderio di danaro e di natura meramente sessuale sono le uniche motivazioni. Il colonnello Jean-Louis Jeanmaire decide di accettare la proposta di contatto dell’addetto militare russo in Svizzera. La relazione si sviluppa e si carica di risvolti psicologici, favorita anche dallo smisurato ego del militare elvetico sapientemente coltivata dal russo. Il breve romanzo si articola con uno schema che Le Carré ripete con successo con moltissime varianti. Il “caso Jeanmaire” nasce da una soffiata dei servizi Usa a quelli svizzeri.

Per riguadagnare la fiducia americana, la Svizzera farà diventare il generale un capro espiatorio e al quale saranno addebitato di tutto, anche colpe non commesse. Il caso esplode sulla stampa svizzera e internazionale. I lettori scopriranno lo sviluppo e la costruzione degli eventi. A pagina 49, l’autore scrive: “Un militare in un Paese senza sbocchi sul mare: forse lo fece per voglia di cambiare”. Cambiare per avere la sensazione di ritornare protagonisti e uscire dalla gelida gabbia della eterna neutralità. La guerra, quindi, è anche e soprattutto il veicolo di queste pulsioni umane. Alle “motivazioni” ufficiali del bellicismo: interessi geopolitici, economici e finanziari possiamo aggiungere a pieno titolo il “fattore umano” della noia e dell’irrilevanza.

(*) La pace insopportabile di John Le Carré, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Mondadori 2020, 96 pagine, 11,50 euro


di Manlio Lo Presti