I ciak di Liber@mente

mercoledì 27 agosto 2025


Libertà e proprietà sul grande schermo

a cura di Sandro Scoppa

3/2025 - Contro la perfezione: Gattaca e il diritto di scegliere

In un futuro elegante e asettico, la scienza ha sostituito la sorte e il Dna ha preso il posto del merito. Gattaca – La porta dell’universo, film di Andrew Niccol del 1997, ci catapulta in una società in cui la genetica decide il destino di ogni individuo, assegnando ruoli, privilegi e limiti fin dalla nascita. La libertà, in questo mondo, è solo un’illusione.

Il protagonista, Vincent Freeman, è un “non-valido”: concepito naturalmente, senza selezione genetica, viene giudicato inidoneo a qualsiasi ambizione superiore. Eppure sogna di diventare astronauta, di sfidare il cielo e il sistema che lo opprime. Il suo percorso è una dichiarazione di guerra al determinismo: assumendo l’identità di Jerome Morrow, geneticamente perfetto ma ormai disabile, Vincent riesce a entrare nel programma spaziale Gattaca, dimostrando che la volontà può superare il codice genetico.

Gattaca è una metafora potente contro ogni forma di pianificazione dell’esistenza. In questo futuro tecnologico, la selezione genetica non è più uno strumento medico, ma un criterio di esclusione sociale. La discriminazione non si basa più sulla classe o sul colore della pelle, ma sul patrimonio genetico. Il progresso, in nome della perfezione, ha sacrificato la libertà. Non a caso, Vincent afferma: “Appartenevo a una nuova sottoclasse […] ora la discriminazione è elevata a sistema”.

La sua sfida è la difesa del diritto di autodeterminarsi. Di sognare, lottare, fallire e risorgere. Di essere giudicato per ciò che si fa, non per ciò che si è. In questo senso, Gattaca tocca un principio essenziale: la libertà come capacità di scegliere la propria traiettoria, senza che un’autorità – fosse anche la scienza – decida chi siamo e dove possiamo arrivare. 

In una delle scene più intense, Vincent racconta di aver battuto il fratello, un “valido”, in una gara di nuoto. Alla domanda su come ci sia riuscito, risponde: “Non ho mai conservato nulla per il ritorno”. È la frase di chi rifiuta di arrendersi, di chi sfida i pronostici, di chi crede che la dignità dell’essere umano risieda nella possibilità di superare i propri limiti.

Gattaca è una critica profonda alla tentazione del controllo assoluto. La perfezione genetica è una nuova utopia autoritaria, che promette ordine ma nega la spontaneità, soffoca la diversità e trasforma la scienza in una gabbia. È il volto moderno del collettivismo: un ordine che pretende di sapere cosa è meglio per ciascuno e impone le sue verità in nome dell’efficienza.

La lezione è chiara: non esiste gene per il destino. Esiste la persona, con i suoi desideri e le sue scelte. E finché ci sarà qualcuno disposto a rischiare tutto per affermare la propria libertà, nessun sistema potrà dirsi davvero onnipotente.


di Redazione