Cesare Pavese, il “vizio assurdo”

mercoledì 27 agosto 2025


Il 27 agosto di 75 anni fa in una stanza dell’Hotel Roma nel centro di Torino si congedò dalla vita Cesare Pavese. Sullo scrittoio lasciò una copia dei Dialoghi con Leucò sul cui frontespizio scrisse: “Non fate troppi pettegolezzi”. Il “vizio assurdo”, per dirla con una espressione di Davide Lajolo, contro il quale aveva combattuto fin dai tempi del liceo ebbe la meglio in un’afosa giornata agostana, nonostante Pavese avesse vinto solo due mesi prima (il 24 giugno) il prestigioso premio Strega. Egli nacque nel 1908 a Santo Stefano Belbo, nelle Langhe piemontesi, luoghi che accompagneranno, soprattutto sotto forma di mito, la sua ricca avventura letteraria. Per l’appunto, il mito insieme alle riflessioni sulla condizione umana e sulla solitudine dell’individuo saranno i compagni inseparabili dell’esistenza privata e pubblica dello scrittore. Fin da giovane s’immerge pienamente nell’atmosfera intellettuale torinese. In un primo tempo fra i banchi del liceo, dove godette del privilegio di avere come maestro Augusto Monti, mentre negli anni successivi maturerà le sue convinzioni fra l’università e la casa editrice Einaudi, di cui sarà fra i fondatori.

Fu antifascista, ma mai convinto comunista, anche se nel 1935 venne condannato al confino nel lontano Brancaleone Calabro, a causa del rapporto che aveva con una donna militante vicina al Partito comunista, e non certo per il suo impegno politico. L’universo femminile rappresenterà per Pavese motivo continuo di sofferenza e incomprensioni. Un tema, quest’ultimo, sempre presente in tutte le sue opere: Da Paesi tuoi a La bella estate; da La casa in collina al Mestiere di vivere (il diario uscito postumo). Pavese ha trasformato in poesia il dolore esistenziale nelle raccolte di Lavorare stanca e in Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. È stato uno dei grandi autori del Novecento italiano, ma a lui va anche il merito di avere tradotto e fatto circolare nella provinciale cultura italiana autori moderni quali John Dos Passos, Herman Melville, John Steinbeck, William Faulkner, per citarne solo alcuni. Il “vizio assurdo” lo ha portato via una calda domenica di agosto di 75 anni fa nel pieno della maturità intellettuale e letteraria.


di Francesco Carella