Coachella 2025: dalla musica alla moda

martedì 15 aprile 2025


Non sarebbe davvero Coachella senza un pizzico di caos. Ma quest’anno sembrerebbe che la situazione sia sfuggita di mano all’organizzazione del festival. A Indio, nel cuore rovente della Coachella Valley californiana, l’avvio della manifestazione ha coinciso con un autentico incubo logistico: code interminabili di auto e camper, mezzi in panne per mancanza di carburante, e partecipanti costretti a percorrere chilometri a piedi per raggiungere i servizi igienici. Un esordio che i media americani hanno descritto come degno di Mad Max – uno scenario post-apocalittico condito da polvere e allucinazioni, più che da note musicali. Ma niente panico: si trattava soltanto del primo dei due week-end (11-13 aprile e 18-20 aprile) in programma. Giusto il tempo di prendere fiato che, al secondo giorno, ci si è messi d’impegno per alzare ulteriormente la posta in gioco. I lettori ottici dei braccialetti – indispensabili per accedere alle aree del festival – hanno smesso di funzionare, seminando confusione tra i partecipanti già messi a dura prova dal caldo torrido, con punte di 38 gradi allombra. Ma chi si avventura nel deserto del Mojave sa bene che qui non si viene per una serata alla Scala. A Coachella il programma non prevede né posti numeraticomfort di alcun tipo: è un rito collettivo – al quale si può benissimo non partecipare – in cui il disordine è parte dello spettacolo.

Tra polvere e beat, la rassegna ha ribadito il suo carattere polimorfo e visionario. Non solo musica, ma uno show nello show che coinvolge anche il pubblico: centinaia di migliaia di persone in abiti eccentrici, variopinti, talvolta al limite del surreale, pronte a fondersi con le performance sul palco. Perché la moda è diventata parte integrante del Coachella, con gli outfit del pubblico, dei Vip e delle star che vengono pensati unicamente per il week-end nel deserto. Una celebrazione della musica globale, dal rock all’elettronica, passando per l’indie e l’hip hop, che negli anni ha ospitato giganti del calibro di Radiohead, Beyoncé e Billie Eilish. Proprio la cantautrice del momento è tornata a sorpresa sul palco di questa edizione, condividendo la scena con altri nomi di spicco come Lorde e Danny Brown. In cartellone ufficiale, protagonisti del calibro di Lady Gaga, Travis Scott e Post Malone. E a dimostrazione che al Coachella tutto può accadere, ha fatto capolino anche il cast al completo – in costume – del programma per bambini Yo Gabba Gabba!, regalando un momento surreale con la loro esibizione di Rainbow Connection. Sul palco, la componente afrocentrica ha avuto un ruolo centrale: i volti monumentali di Malcolm X, Nelson Mandela e Marcus Garvey hanno dominato l’ambientazione scenica, in un inno visivo alla cultura panafricana. Il gospel ha dialogato con il rap futuristico, in un sincretismo sonoro che è cifra stessa del festival.

Emozioni anche per l’omaggio di Benson Boone a Freddie Mercury: vestito da sovrano, ha interpretato al pianoforte Bohemian Rhapsody accompagnato da Brian May, in uno dei momenti più intensi della rassegna. Lady Gaga, da par suo, ha trasformato il palco in un teatro d’opera pop, passando da The Beast a Shadow of a Man con una prova da autentica regina. Non è mancata neppure la musica colta: la Los Angeles Philharmonic Orchestra ha portato in scena Ludwig van Beethoven e Richard Wagner. Accanto a loro, i Green Day, il K-pop degli Enhypen, il rap incisivo di Tink, l’ironia di Trixie Mattel in rosa shocking e l’energia distopica di T-Pain. Il Dj brasiliano Alok ha firmato una delle coreografie più travolgenti del week-end.

Nel mezzo, anche una parentesi politica: il senatore Bernie Sanders è salito sul palco per un estratto del suo tour Fight the Oligarchy, tra gli applausi fragorosi del pubblico. Non tutte le performance, tuttavia, hanno centrato il bersaglio. Il nigeriano Rema ha vissuto una serata difficile, arrivando con mezz’ora di ritardo e incappando in guasti tecnici. Il risultato è stato un’esibizione sottotono, accolta con freddezza. Ma al Coachella, come nella vita, esiste sempre un secondo atto: Rema avrà modo di rifarsi nel prossimo fine settimana. In fondo, il festival resta ciò che promette: un caleidoscopio musicale che affascina e stordisce, accende i sensi e solleva domande, alternando estasi e disorientamento. Un sogno collettivo fatto di suoni, luci, sudore e sabbia. Per alcuni, per altri semplicemente un incubo. E, soprattutto, un appuntamento che si reinventa ogni anno, restando fedele solo a se stesso.


di Redazione