giovedì 21 novembre 2024
“Chi può sottrarsi ad Adriana Panni? Se ti è amica, lo è con una costanza indomabile. Adriana è indomita: con una mente fervida di idee, con un tale impeto creativo che noi musicisti saremmo fortunati se ci fossero molti operatori culturali come lei”. Così Goffredo Petrassi, il musicista e compositore italiano, definiva nel libro-intervista del 1991 Adriana Panni, per mezzo secolo “la signora della Filarmonica Romana, del Teatro Olimpico, della Casina Vagnuzzi” (sede della Filarmonica) e del mondo della cultura. A trent’anni dalla sua scomparsa, la fervente manager culturale è stata ricordata con un Gala al Teatro Olimpico di Roma per un viaggio in musica e parole, guidate da Marcello Panni, direttore e figlio dell’organizzatrice, e dal critico Sandro Cappelletto. Adriana Panni entrò nel 1945 nel Consiglio direttivo della Filarmonica e ne è stata presidente dal 1973 al 1993, trasformando la piccola società di concerti in un fenomeno di aggregazione artistico e sociale. “Per far lievitare gli abbonamenti mia madre coinvolse amici, il suo ambiente, tra serate danzanti e duecento pomeriggi di bridge raccolse un numero cospicuo di abbonati che si fidavano delle sue proposte”, racconta Marcello Panni, a sua volta direttore artistico della Filarmonica. La Panni infatti, oltre al repertorio classico dominato da nomi come Petrassi a cui si aggiunse la straordinaria partecipazione di Igor’ Stravinskij, da lei conquistato tra “i fedelissimi”, ha avuto il merito di intrecciare liederistica, musica da camera e creazione contemporanea, nonché danza moderna con nomi come i Momix e Angelin Preljocaj. Impossibile non menzionare inoltre il rapporto privilegiato con Igor’ Stravinskij, le cui musiche furono eseguite in numerosi e importanti concerti.
“Igor’ Stravinskij alloggiava al Bauer di Venezia, dove aveva a disposizione un pianoforte a coda – ricorda Marcello Panni – e mia madre gli fece la posta finché il musicista cedette diventando, con oltre dodici concerti, uno dei più assidui sostenitori delle attività della Filarmonica Romana”. E anche amico di famiglia e ospite assiduo in casa Panni, mentre Adriana procedeva nelle sue intuizioni e campagne di conquista. Un’operatrice culturale tutta da studiare e, auspicabilmente, da imitare. A un certo punto Adriana Panni si convinse che la musica e Roma necessitassero di un teatro ad hoc, oltre all’Opera, e lei puntò a quello che ai tempi era un cinema da 1.500 posti del dopoguerra prossimo a essere trasformato in un supermercato. “Se stasera siamo qui, al Teatro Olimpico di Roma, lo dobbiamo a mia madre”, ha precisato il figlio della Panni. “Si mise in testa che quello era il posto giusto e staccò una cambiale da un miliardo di lire. Mio padre quando lo venne a sapere voleva divorziare, ma lei non ebbe la minima esitazione convinta che avrebbe trovato tutti i soldi per trasformare l’ex cinema nel grande spazio musicale, concertistico e artistico di Roma Capitale”. Ad affiancarla nell’avventura l’assessore Renato Nicolini, esponente di quella generazione di amministratori pubblici impegnati per la grandeur, il quale per il Comune acquistò un numero congruo di serate. Oggi “la cambiale da un milione” fa sfoggio in una cornice nella sede della Filarmonica in Via Flaminia, altra tappa delle acquisizioni mirabolanti visto che Casina Vagnuzzi non era altro che una capanna e un pollaio.
Dal primo concerto con musiche di Stravinskij e Arturo Benedetti Michelangeli, il “Gala Adriana Panni” ha attraversato la storia della Filarmonica Romana con musiche di Johannes Brahms, Paolo Arcà, Matteo D’Amico, Giorgio Battistelli, Luciano Berio, Petrassi e Stravinskij. Applauditissimi i protagonisti: Sara Mingardo, contralto; Alessandro Carbonare, clarinetto; Andrea Lucchesini, pianoforte; Massimo Spada, pianoforte; Vincenzo Bolognese, violino; Antonio Bossone, viola; Ettore Pagano, violoncello; Ars Ludi (Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri) percussioni; Simone Repele e Sasha Riva coreografi-danzatori. Molti gli aneddoti e i ricordi sull’ “apostola degli artisti”: “Ricordo che agli inizi della mia carriera fu proprio Adriana Panni a concedermi per tre serate l’Olimpico gratis”, testimonia il regista teatrale Marco Carniti. “C’è un forte bisogno di investire nella cultura con entusiasmo e audacia e nell’offerta artistica con l’intraprendenza, la passione e l’impegno di Adriana Panni”. Un esempio e una memoria a cui attingere. Nel trentennale della sua scomparsa l’Accademia Filarmonica Romana in collaborazione Teatro Olimpico omaggia la sua figura dedicandole un gala con le musiche di compositori che hanno attraversato la storia della Filarmonica al suo fianco.
Con la partecipazione di Brahms
Programma
Igor’ Stravinskij, Tre pezzi per clarinetto
Johannes Brahms, Zwei Gesänge per contralto, viola e pianoforte op. 91
Paolo Arcà, Bagatelle per pianoforte
Matteo D’Amico, Couplet per violoncello
Giorgio Battistelli, Psychopompos, per tre percussionisti
Goffredo Petrassi, Duetto per violino e viola (dedicato ad Adriana Panni 1986)
Luciano Berio, 6 Encores per pianoforte solo
Igor’ Stravinskij, Pulcinella, balletto sulla Suite Italienne per violoncello e pianoforte, con un costume originale di Picasso
Nei primi anni Ottanta la testardaggine della signora Adriana Panni (che minacciava a piè sospinto di trasformarlo in supermercato) e la lungimiranza di Renato Nicolini assessore alla Cultura, unirono sforzi e pazienza, per arrivare ad elaborare una convenzione tra l’Accademia Filarmonica e il comune: questo avrebbe avuto un certo numero di giornate per le proprie necessità di programmazione, la Filarmonica le altre oltre alla gestione dello spazio (fino ad allora costretto nell’angusta Sala Casella intitolata al famoso compositore che della signora Panni era stato marito) nel giardino di Villa Poniatowski. Da allora l’Olimpico è diventato uno dei centri pulsanti della cultura della città. Lì i romani hanno potuto ammirare (se non scoprire) i maggiori artisti internazionali, i grandi danzatori e i più spinti sperimentatori dei linguaggi, facendo del quartiere un cuore d’alta cultura, prima ancora che vi nascessero l’Auditorium e il Maxxi.
di Donatella Papi